Unione Europea e Governo italiano si impegnino a tagliare i sussidi agli allevamenti intensivi e a sostenere, invece, quelle aziende agricole che producono con metodi ecologici. La richiesta è stata avanzata da Greenpeace che ha anche lanciato una raccolta firme online da presentare sul tavolo del Presidente del Consiglio.
«Al governo chiediamo di mettere fine a sussidi e politiche che sostengono la produzione intensiva di carne e prodotti lattiero-caseari e al contempo di adottare politiche volte a promuovere la produzione di alimenti da aziende agricole ecologiche e locali – ha spiegato l’associazione ambientalista –. Inoltre, domandiamo di adottare politiche che guidino il cambiamento delle abitudini alimentari e dei modelli di consumo che sono finalizzati a raggiungere l’obiettivo di ridurre del 50% il consumo di carne e prodotti lattiero-caseari entro il 2050».
Così ci stiamo mangiando la foresta
Secondo le stime di Greenpeace, nei cinque decenni tra il 1960 e il 2011, la produzione di alimenti di origine animale è risultata responsabile del 65% della conversione dei terreni per la produzione di mangimi e dell’espansione delle terre coltivate a livello globale.
«La produzione industriale di carne sta mettendo a rischio le aree del nostro Pianeta più ricche di biodiversità – ha aggiunto il sodalizio ambientalista –. Per sfamare mucche, maiali e polli allevati all’interno degli allevamenti intensivi di tutto il mondo stiamo polverizzando interi ettari di foresta».
Una cambio di rotta possibile
Eppure si profila una grande opportunità per dire basta a questa forma di sfruttamento ambientale: è appena iniziata, infatti, la discussione per la riforma della Politica Agricola Comune (PAC) che deciderà l’assegnazione dei fondi pubblici all’agricoltura a livello comunitario e che entrerà in vigore a partire dal 2021.
«L’attuale Politica europea è ingiusta poiché sostiene in modo sproporzionato grandi aziende di stampo intensivo e industriale contribuendo alla scomparsa delle aziende agricole di dimensioni minori e più sostenibili», ha concluso Greenpeace.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com