L’acqua è un bene prezioso. E non è inesauribile. Per promuoverne un uso più sostenibile, anche a tavola, il progetto del Politecnico di Torino “Water To Food” mette a disposizione i dati riguardanti l’acqua virtuale contenuta nel cibo che consumiamo, dati prodotti negli anni dalla squadra di ricercatori e ricercatrici del progetto di ricerca europeo CWASI, Coping with WAter Scarcity In a globalized world.
E lo fa nel modo più semplice e immediato, fruibile anche quando siamo tra i banchi di un supermercato per fare la spesa e dobbiamo decidere quale prodotto acquistare. Basta infatti collegarsi al sito waterfood.org e accedere alla sezione Play with data per controllare il valore della “water footprint”, l’impronta idrica del prodotto, ovvero l’acqua che, prelevata da una nazione per coltivare e lavorare un determinato bene, si sposta con esso dal posto di produzione al posto di consumo.
Viaggio intorno al mondo
Ciò ci consente non solo di analizzare le differenze tra i diversi luoghi di produzione, ma anche di conoscere l’impatto che la produzione e il commercio internazionale di cibo hanno sulle risorse idriche mondiali e locali.
Scoprendo, per esempio, che per produrre un chilo di caffè etiope servono più di undicimila litri di acqua e che l’Italia importa dall’Etiopia circa 95 milioni di metri cubi di acqua proprio sotto forma di chicchi da tostare.
E ancora che il nostro Paese importa sotto forma di cibo nel corso di un anno circa 1750 chilometri cubi d’acqua (secondo una stima fatta per l’anno 2016), volume che corrisponde a circa 35 volte quello del lago di Garda.
«Water to Food è pensato proprio per chi, essendo curioso e attento su questi temi, voglia ridurre l’impatto sulle risorse idriche della sua dieta – spiegano le tre giovani ricercatrici del Politecnico di Torino, Benedetta Falsetti, Carla Sciarra e Marta Tuninetti, da una cui idea è nato il progetto – e ci piacerebbe che questo portale, ricco di tante informazioni, diventi un punto di riferimento per tutti gli interessati e per altri ricercatori per creare sinergie di lavoro».
L’impronta idrica del cibo che mettiamo sulla nostra tavola
- Banane: 790 l/kg
- Burro:5.553 l/kg
- Caffè: 18.900 l/kg
- Carne di manzo: 15.415 l/kg
- Latte: 1.020 l/kg
- Lattuga: 5.520 l/kg
- Maiale: 5.988 l/kg
- Mais: 1.222 l/kg
- Mela: 822 l/kg
- Olive: 3.015 l/kg
- Pasta: 1.849 l/kg
- Pomodori: 214 l/kg
- Riso: 2.497 l/kg
- Uova: 3.300 l/kg
- Vino: 870 l/kg
Fonte: waterfootprint.org
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