Dopo un lungo anno di lavoro, le ferie estive sono probabilmente la pausa che si attende con più ansia. Come spesso accade, tendiamo a dedicare queste settimane al totale riposo. Quest’anno, però, ho sentito la necessità di dedicare almeno una parte di questo tempo al volontariato ambientale e sociale. Così, senza pensarci due volte, mi sono iscritta al campo di volontariato “Vele Spiegate” il cui scopo è quello di ripulire alcune delle spiagge più suggestive dell’Arcipelago toscano apprendendo allo stesso tempo alcuni fondamenti della navigazione a vela.
Lavoro di squadra
L’ottima riuscita di questo campo è stata resa possibile dal lavoro e impegno di skipper e volontari dell’associazione “Diversamente Marinai”. Fondata nel 2011, questa associazione sportivo-dilettantistica si basa sulla convinzione che l’esperienza della navigazione in barca a vela – in cui tutti sono parte attiva nella gestione di uno spazio e di un obiettivo comune – rappresenti un contesto di reale inclusione sociale, fortemente stimolante nell’ottica di uno sviluppo dell’autonomia giovanile, anche disabile.
Il campo è stato svolto a bordo delle due imbarcazioni Topito e Aton, partendo dal porto di Rio Marina all’Elba. Dopo aver trascorso una notte in rada a Porto Ferraio, abbiamo affrontato una traversata verso la suggestiva isola di Capraia.
Le giornate si sono susseguite rapidamente, composte da diverse attività tra cui:
“Beach cleaning” – durante la quale noi volontari ci siamo dedicati alla raccolta di rifiuti presenti sulle spiagge;
“Marine litter” – il cui scopo è quello di tracciare la presenza/assenza di rifiuti in mare, indicandone la posizione e il tipo, avvalendosi di un dispositivo GPS e di uno schema di classificazione dei rifiuti in modo tale da permettere una maggiore conoscenza della distribuzione e del probabile accumulo di rifiuti in mare.
Durante la settimana sono stati riempiti 22 sacchi di spazzatura ai quali si sono aggiunti numerose boe, innumerevoli residui di polistirolo abbandonati dai pescherecci e rifiuti di ogni genere lasciati da turisti poco attenti.
Le lezioni e le emozioni che mi porto a casa a conclusione di questa esperienza sono numerose e saranno indimenticabili e vorrei condividere una questione che mi ha colpito. Ho saputo che nella maggior parte del territorio italiano raccogliere i rifiuti sulle spiagge è illegale e che il loro smaltimento dovrebbe essere eseguito catalogandoli come rifiuti speciali, pagando quindi una sovrattassa. Una situazione simile si verifica per le cassette di polistirolo con le quali i pescherecci trasportano il pescato. Questo materiale dovrebbe essere smaltito da parte dei pescatori stessi come rifiuto speciale ma i costi dell’operazione spinge loro a disfarsene semplicemente gettando tutto in mare.
Un mare di plastica
Quello dei rifiuti marini è un problema di portata incalcolabile. Il contributo che io e gli altri volontari abbiamo dato in questi giorni è una goccia nel mare, ma questa esperienza ha rafforzato in me la motivazione di ridurre la quantità di plastica e altri materiali monouso che utilizziamo quotidianamente senza domandarci la fine che faranno.
C’è da augurarsi che anche i comuni locali delle zone costiere si movimentino per garantire una gestione più responsabile e soprattutto più semplice dei rifiuti in modo tale da permettere una diminuzione dell’inquinamento del nostro mare che, nonostante tutto, offre ancora alcuni degli scorci più suggestivi del Mediterraneo.