Senza l’ingresso dei lavorati stagionali – in attesa del Decreto Flussi 2019 – la raccolta nei campi è a rischio. L’allarme è stato lanciato da Coldiretti, che ha spiegato come il settore dipenda per un quarto dalla forza lavoro di braccianti extracomunitari.
L’ingresso in Italia per motivi di lavoro, infatti, può avvenire nell’ambito delle quote stabilite nei decreti emanati dal presidente del Consiglio riguardanti le politiche dell’immigrazione.
Il caldo anticipa i raccolti
Anche quest’anno dovrebbero essere ammessi 30.850 lavoratori extracomunitari, di cui 18mila saranno impiegati in agricoltura.
Secondo Coldiretti, però, quest’anno sarebbe necessario anticipare i tempi: a rendere urgente l’entrata nel nostro Paese ai lavoratori provenienti da stati extra CEE è l’ondata di caldo che ha investito la Penisola e che, per molte colture, ha anticipato il tempo di raccolta.
«L’andamento climatico – spiega la Coldiretti – aggrava il preoccupante ritardo che si registra rispetto allo scorso anno quando il via alla presentazione delle domande di ingresso on line, con il cosiddetto click day, sono scattate già il 31 gennaio».
«Sono molti i distretti agricoli dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso», conclude Coldiretti.
Tra questi ci sono quello della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte. Anche gli allevamenti della Lombardia dipendo in larga parte dalla manodopera straniera, proveniente in prevalenza dall’India.
Un giro di vite per gli stagionali
Il primo decreto flussi dell’era Salvini, però, non è ancora arrivato. Il ministro dell’Interno, infatti, ha posto una condizione: che vengano esclusi quelli che provengono da Paesi i cui governi non si dimostrano collaborativi nei rimpatri dei migranti irregolari.
Lo scorso anno era stato autorizzato l’ingresso di 18 mila lavoratori stagionali provenienti da Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Repubblica di Corea, Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina. Tra questi, potrebbero rientrare in una black list di Paesi che non hanno sottoscritto accordi: Sudan, Senegal, Mali, Gambia e Costa D’Avorio.
La piaga del caporalato
Sebbene molti degli stagionali lavorino con regolari contratti, non va ignorata o sottovalutata la piaga del caporalato, che interessa circa 400 mila persone, concentrate in prevalenza nelle campagne del Mezzogiorno.
Un fenomeno alimentato anche dalla costante corsa al ribasso dei prezzi e, in particolare, dalle le differenze tra il costo alla produzione e quello di acquisto del prodotto finale dal parte del consumatore.