Sea Shepherd dice no alla proposta del governo del Queensland al posizionamento di 65 nuove reti antisqualo nel parco marino della Grande Barriera Corallina.
L’organizzazione ha criticato duramente la decisione poiché questa metterebbe in pericolo il già fragile ecosistema della barriera.
Come intuibile, la scelta di posizionare le reti è stata presa dal governo per tutelare i turisti che si immergono nelle acque del reef.
Tuttavia, secondo Sea Shepherd, il rischio di un attacco da parte del predatore marino è davvero minimo. I numeri, infatti, dicono che per quasi 30 anni in quell’area non ci sono stati attacchi di squali ai danni dell’uomo.
“Troppo spesso le paure e le opinioni infondate vengono ascoltate più dei fatti scientifici, delle soluzioni efficaci a lunga scadenza e dell’importante ruolo ecologico che gli squali rivestono nei nostri oceani – ha spiegato Natalie Banks, coordinatrice della Campagna Nazionale per gli squali -. Nel caso della Grande Barriera Corallina il 93% delle reti antisqualo sono situate in luoghi in cui non è mai avvenuto alcun incontro indesiderato con questi animali. Non possiamo permetterci di continuare a portare scompiglio in uno dei più famosi siti del patrimonio naturale marino dell’Australia e tra la fauna marina che lo popola”.
Nel 2015, infatti, le 3365 reti antisqualo e le 30 barriere già posizionate nelle acque del territorio del Queensland hanno ucciso 5.000 tartarughe, 1.014 delfini, 700 dugonghi e 120 balene: tutte specie marine protette a livello federale.
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