Prime giornate di caldo sole, e atmosfere primaverili. E inevitabili bussano alla porta stanchezza e nervosismo. Una terapia efficace? Quella a base di Rhodiola rosea. È una pianta appartenente alla famiglia delle crassulaceae (come molte piccole piante grasse da appartamento), proveniente dalle alte latitudini o dagli altopiani tibetani. Piccola, non più alta di trenta centimetri, ha foglie carnose, e infiorescenze giallognole. Un tempo venivano utilizzate tutte le sue parti, oggi si punta soprattutto all’apparato radicale. Contiene molte sostanze utili a soddisfare il fabbisogno energetico dell’uomo. In primo piano la rosavina e il salidroside.
La prima è riconducibile alle caratteristiche chimiche dei fenil propanoidi, composti organici formati da atomi di carbonio, idrogeno e ossigeno. Sono in grado di influenzare l’attività della lipasi, un enzima (proteina particolare) capace di migliorare il metabolismo dei grassi; e la funzionalità dell’apparato riproduttivo maschile. Il salidroside ha una composizione chimica simile alla rosavina; e interferisce con la regolazione di importanti ormoni del benessere, come la dopamina, l’adrenalina e la serotonina. Per quest’insieme di caratteristiche la pianta che arriva dalla Siberia è indicata nei periodi dell’anno in cui ci si sente più stanchi e si ha sempre l’impressione di non avere energie a sufficienza per affrontare la giornata.
Rhodiola rosea è una specie di ansiolitico e antidepressivo naturale, in grado di migliorare anche l’attività cardiaca e muscolare. Fa parte della grande categoria delle droghe adattogene; principi attivi che aiutano l’organismo a difendersi dallo stress e a reagire positivamente di fronte alle difficoltà. Le droghe adattogene sono state introdotte nel 1947 da uno scienziato russo, ma sono conosciute da millenni da popolazioni che ancora oggi vivono seguendo i ritmi della natura.
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