Il possibile scoppio di un’epidemia di antrace, batterio killer risvegliato dal caldo anomalo di questi mesi, costerà la vita a oltre 200mila renne, che saranno abbattute in via precauzionale.
A darne notizia è stato Dmitry Kobylkin, governatore del Circondario autonomo Jamalo-Nenec, in Siberia.
A favorire lo scoppio dell’epidemia – che in Russia non si registrava dal 1941 – sono stati due fattori: il sovrapopolamento delle renne e il caldo anomalo. Il numero sempre maggiore di capi di bestiame porta i capi a cibarsi di tutto ciò che trovano. Dall’altro canto, le temperature nettamente superiori alla media stagionale stanno favorendo lo scioglimento del permafrost, facendo venire alla luce licheni contaminati dal batterio Bacillus anthracis.
Durante i mesi di luglio e agosto, un primo focolaio di questa infezione ha già ucciso 25000 renne.
Conflitti con le popolazioni indigene
L’uccisione selettiva delle renne causerà grandi problemi alla popolazione indigena nomade dei Nenci, la cui sopravvivenza è strettamente legata a quella delle renne. In questa zona sono 750mila i capi di bestiame e l’abbattimento di 200mila individui causerebbe il crollo della popolazione.
Per alcuni, la scelta di abbattere le renne non sarebbe da imputare tanto alle preoccupazioni per lo scoppio di un’epidemia ma piuttosto agli interessi del Governo in quella zona. Il territorio, infatti, è ricco di giacimenti di gas e di minerali preziosi e la resistenza dei Nenci potrebbe renderne difficile lo sfruttamento.
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