Sebbene le piogge autunnali siano state migliori di quelle della stagione precedente, le difficoltà dei pastori a riprendersi dalle ultime crisi e le violenze in tre aree di confine (Niger-Mali-Burkina Faso; Lago Ciad; Mauritania-Senegal) aggraverà la stagione della fame nel 2019.
Una persona su cinque con bisogni umanitari nel mondo vive nel Sahel: la crisi alimentare che di solito si verifica nella regione subsahariana tra giugno e settembre, quest’anno metterà quasi quattro milioni di persone – in particolare i bambini di età inferiore ai cinque anni – a rischio di crisi alimentare. La cosiddetta “stagione della fame” è una condizione che si ripresenta ogni anno tra la fine delle scorte dell’anno precedente e il nuovo raccolto.
Sebbene le piogge autunnali siano state migliori di quelle della stagione precedente, le difficoltà dei pastori a riprendersi dalle ultime crisi e le violenze in tre aree di confine (Niger-Mali-Burkina Faso, lago Ciad e Mauritania-Senegal) aggraverà la stagione della fame nel 2019.
Questa zona riceve solo il 12% degli aiuti mondiali
«È inaccettabile che i bambini muoiano di fame a causa di un fenomeno prevedibile e annunciato» spiega Lucia Prieto, responsabile regionale di Azione contro la Fame in Mali e Niger. «Le regioni più colpite quest’anno saranno il nord del Senegal e la Mauritania meridionale, dove gli agricoltori non si sono ancora ripresi dalla siccità del 2018, i livelli dei pascoli sono critici e la popolazione pastorale ha iniziato la transumanza in anticipo, cosa che potrebbe provocare un’enorme pressione su altre aree» aggiunge dice Álvaro Pascual, che coordina i programmi di Azione contro la Fame in Mauritania e Senegal.
Azione contro la Fame sta lavorando con i governi della regione del Sahel e con i donatori internazionali per attuare misure di emergenza che vadano a mitigare l’impatto della stagione della fame.
«La comunità internazionale deve cambiare radicalmente il suo approccio per affrontare questa crisi, che si può evitare e prevenire. È necessario stabilire un forte legame tra i programmi di emergenza nutrizionale e quelli di sviluppo, che possono salvare vite, ma anche generare resilienza attraverso la prevenzione e il recupero rapido» spiega Menna Abraha, responsabile regionale advocacy di Azione contro la Fame. «L’anno scorso i fondi sono arrivati troppo tardi, molto dopo l’inizio del periodo più critico». Tuttavia, anche qualora i fondi venissero stanziati, si potrebbe a malapena arrivare a coprire la metà dei bisogni umanitari rilevati nei Paesi del Sahel.
La violenza nella regione
Oltre alla mancanza di risorse economiche, alla piaga dei cambiamenti climatici e alle siccità nel 2005, 2008, 2012 e 2018, che hanno lasciato alla regione poco tempo per riprendersi, quest’anno si aggiunge una grave instabilità nella regione, dove alla proliferazione di gruppi armati si sommano violenze tra comunità che si contendono le risorse naturali come pascoli e acqua, sempre più scarse.
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