Ogni anno nel mondo sono oltre 300mila i cetacei che rimangono impigliati in attrezzature da pesca non selettive – come ad esempio le reti da posta – e muoiono nell’impossibilità di tornare in superficie per respirare.
Un danno ecologico enorme che però potrebbe essere evitato mettendo in campo misure di protezione che sono già disponibili.
Come fare per salvare i cetacei
Tra le strade da percorre per salvare questi abitanti del mare c’è l’utilizzo di pingers, vale a dire strumenti che, collegati alle reti, emettono suoni in grado di tenere lontani i delfini.
Si potrebbero anche impiegare attrezzature alternative agli attuali metodi di pesca ad alto tasso di cattura accidentale come, ad esempio, le griglie di esclusione sulle reti a strascico, che permettono ai cetacei di liberarsi dalle reti, ma anche introdurre modifiche alle dimensioni e forme degli ami dei palangari.
Tutte soluzioni queste che sono già state indicate nel report Review of methods used to reduce risks of cetaceans bycatch and entanglement, pubblicato lo scorso anno dall’organizzazione per l’ambiente delle Nazioni Unite che, però, non sono ancora state adottate su larga scala, condannando a morte migliaia di cetacei.
Promuovere metodi alternativi
Secondo il WWF, la priorità deve essere quella di promuove metodi e strumenti che abbiano la capacità di ridurre significativamente l’enorme numero di cetacei catturati e uccisi involontariamente nelle operazioni di pesca in tutto il mondo.
«Il WWF continuerà a lavorare a fianco dei pescatori per promuovere una pesca sostenibile che non depauperi ma mantenga intatto il nostro capitale blu e difenda da reti e lenze le specie protette come i cetacei e le tartarughe marine», ha spiegato la presidentessa dell’associazione ambientalista Donatella Bianchi.