Il fatto è questo: il governo turco ha recentemente annunciato, attraverso il funzionario del Ministero dell’istruzione Alpaslan Durmuş, di voler eliminare la teoria dell’evoluzione di Darwin dai programmi delle scuole superiori a partire dal 2019.
Una dichiarazione di intenzioni che sembra piuttosto concreta e che ha riscosso l’approvazione di Erdoğan.
Non è, quindi, la provocazione di un piccolo gruppo di creazonisti iperattivi, ma una decisione partorita dal Ministero e sottoscritta dal presidente turco.
Pare che l’unico paese al mondo ad aver eliminato Darwin dai libri finora sia stata l’Arabia Saudita, un paese in cui religione e istituzioni sono praticamente la stessa cosa.
Perché, purtroppo, il punto è sempre quello, ovvero il secolare dualismo fra religione e scienza.
Durmuş ha motivato la decisione del governo turco dicendo che l’argomento evoluzione è troppo complicato per ragazzi di quell’età, ma in realtà tutto sembra teso a tenere le nuove generazioni lontane da un modo di pensare aperto, fatto di verità e di revisioni della verità, di evidenze, di contributi continui.
Per formare quella “gioventù religiosa” auspicata da Erdoğan, invece, è necessario impostare il pensiero su posizioni conservatrici, fisse e fatte di poche domande e molte verità indiscutibili.
Non è nemmeno una questione di affezione nei confronti del barbuto Charles, perché di questi tempi a tifare per qualcuno si rischia soltanto di aumentare la determinazione dei detrattori.
Ma sapere che così vicino a noi esiste ancora chi prova a controllare il pensiero mettendo mano ai programmi scolastici è davvero pauroso. D’altra parte c’era da aspettarselo, sono anni che l’austero governo turco cerca di imporre una “revisione” dei contenuti scientifici, scatenando l’ira del mondo accademico, per farli convivere con posizioni religiosamente conservatrici.
La gravità di questa mossa comunque si estende oltre all’aspetto scientifico (certamente parecchio danneggiato) e riguarda da vicino anche noi. La Turchia è uno dei paesi candidati per l’ingresso nell’Unione Europea, un processo che va avanti dal 1999 e che rappresenta un enorme investimento economico da parte dell’Europa. Questo passo indietro accentua ancora di più differenze già rese incolmabili dagli sviluppi del tentato golpe, come a certificare che si viaggia in due direzioni opposte.
Seppur con continui attriti e discussioni, possiamo dire che in Europa scienza e religione convivono piuttosto bene.
Il pensiero evoluzionistico e la teoria di Darwin fanno parte della nostra cultura, a parte il movimento di coloro che vorrebbero contrapporre la creazione alle teorie scientifiche che, anche se in espansione, restano comunque una minoranza. E questo non è solo un dato di fatto, ma un aspetto virtuoso e positivo della nostra società che ci mostra qual è la soluzione alla convivenza fra religione e scienza: occuparsi di cose diverse.
Illustrazione: Silvia Venturi
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