Il tursiope (Tursiops truncatus), conosciuto come delfino dal naso a bottiglia, è un cetaceo odontoceto che vive nelle acque temperate e tropicali di tutto il pianeta. Ciò che affascina in particolar modo i ricercatori è la sua estrema loquacità. La comunicazione vocale, infatti, gioca un ruolo fondamentale nelle interazioni sociali tra gli individui. Cercare di decifrare il codice non è semplice e richiede una passione e uno sforzo non indifferenti.
La comunicazione acustica
La produzione del suono avviene all’interno di sei sacche aeree localizzate frontalmente rispetto al cranio e in comunicazione con lo sfiatatoio, l’organo preposto alla respirazione. Forzando l’aria attraverso delle particolari strutture muscolari, chiamate labbra foniche, il sistema di sacche entra in vibrazione producendo onde sonore che vengono riflesse in avanti dalla superficie curva del cranio.
La comunità scientifica ha classificato i suoni prodotti dai tursiopi in 3 categorie acustiche: i fischi, ovvero suoni la cui frequenza viene modulata, i suoni a impulsi e i click, impiegati nell’ecolocalizzazione. Fino a oggi i fischi sono stati i suoni più comunemente studiati grazie alla loro elevata reperibilità per le registrazioni e per i numerosi parametri acustici misurabili attraverso software specifici.
Studiare la comunicazione acustica prevede anche di familiarizzare con il comportamento dei tursiopi, afferma il ricercatore Bruno Díaz López, direttore del centro BDRI (Bottlenose Dolphin Research Institute), in quanto molti studi hanno evidenziato un’associazione tra vocalizzazioni e tipologia di comportamento esibito. Per esempio, secondo il ricercatore svedese Christer Blomqvist, i suoni a impulsi sembrano essere legati a comportamenti aggressivi.
Come si raccolgono i dati
La raccolta dei dati bioacustici si svolge in mare e perciò dipende dalle condizioni climatiche: se il vento è troppo forte o la pioggia troppo intensa, la navigazione e l’avvistamento dei tursiopi non sono possibili.
L’idrofono è lo strumento impiegato dai ricercatori per registrare i suoni. Quando si è in presenza di un gruppo di delfini, l’idrofono viene calato a una profondità di circa 9 metri e i suoni possono essere ascoltati simultaneamente attraverso delle cuffie. Durante questa operazione altri ricercatori sono solitamente occupati nel raccogliere dati comportamentali che potranno poi affiancare le registrazioni.
Le analisi
Le registrazioni si analizzano al computer attraverso un esame visivo e acustico grazie all’utilizzo di software che sono in grado di trasformare le vocalizzazioni in spettrogrammi, ovvero rappresentazioni visive di suoni. I fischi, ad esempio, appaiono sullo schermo come linee dal contorno dinamico: salgono, scendono, oppure presentano uno o più picchi.
Per ogni fischio di qualità elevata si eseguono delle analisi qualitative, ossia i fischi sono classificati in tipi sulla base della loro forma. Le forme più comunemente registrate negli studi sui tursiopi sono 7 e ciascuna risponde a precise caratteristiche. Seguono poi le analisi quantitative, che consistono nella misurazione di parametri acustici propri di ciascun fischio quali, per esempio, la durata o la massima frequenza.
Variazioni geografiche
Molti studi si focalizzano sulle caratteristiche dei fischi in popolazioni non adiacenti, in modo da evidenziare eventuali variazioni a livello geografico. Stando alle ricerche del dottor Tadamichi Morisaka, specializzato in bioacustica in Giappone, è possibile che differenze nelle caratteristiche naturali e antropiche nelle varie località siano responsabili delle differenze nel repertorio vocale delle popolazioni. Fischi più lunghi e con una elevata frequenza sembrano essere associati a siti con una maggiore contaminazione acustica dovuta all’uomo. Probabilmente, dice la dottoressa Laura May-Collado dell’Università del Vermont, maggior lunghezza e frequenza dei fischi sono una strategia utilizzata dai tursiopi per far fronte alle interferenze.
I fischi sono inoltre influenzati dal comportamento; diverse categorie comportamentali mostrano un’associazione con determinati tipi di fischio, che potrebbero quindi comunicare qualcosa inerente all’attività in corso.
Un contributo alla conservazione
Come afferma Vincent Janik, direttore del SOI (Scottish Oceans Institute), l’impatto antropico ha ripercussioni sulla comunicazione vocale nei tursiopi e il suo studio è fondamentale per comprendere il grado di disturbo. Questo tipo di ricerca permette non solo di capire come la comunicazione cambia in risposta alle attività umane, ma anche di usare le conoscenze acquisite al fine di migliorare lo stato di conservazione della specie.