Leggi qui la prima parte del viaggio nella Puna argentina.
Tolar Grande è un paesino semiabbandonato, dove cerco ospitalità per la notte. Qui la señora Rosa della Casa de la Cultura mi affida, per ogni necessità, a un addetto incaricato alle varie mansioni: Gabriela per il turismo, Porfidio per la visita alle pozze, Sandra per il combustibile (quando ce n’è…) e così via. Inizio con Gabriela, che trovo all’interno di un vecchio container, adibito a ufficio del turismo. Uno dei volantini sul bancone porta come titolo: “Estromatolitos vivos en los Ojos de Mar de Tolar Grande”. La notizia si riferisce al ritrovamento da queste parti di particolarissimi microorganismi, le Stromatoliti, testimonianza tangibile delle primitive forme di vita apparse sulla Terra. Per visitare l’area, contatto Porfidio, il custode, un uomo minuto ed estremamente loquace. Mentre ci avviamo alle pozze mi racconta l’intera storia della sua vita. Tra le mille parole, trova anche il tempo per fornirmi alcuni dettagli pratici poco trascurabili, come il divieto assoluto di calpestare le zone umide vicine alle pozze, per non contaminare irreversibilmente il sito. I tre specchi d’acqua si presentano come immensi smeraldi incastonati nell’accecante lago di sale che li circonda. Sulla loro superficie si riflette la cordigliera andina, mentre in trasparenza si distinguono chiaramente le straordinarie formazioni biancastre, giunte sino a noi dal passato profondo.
Stromatoliti: all’origine della vita
Uno studio condotto nel 2009 da un gruppo di ricercatori argentini portò alla scoperta della presenza di microorganismi dalle origini antiche in alcune pozze d’acqua sorgiva, non lontane dal paese di Tolar Grande.
Si trattava di Stromatoliti vive, cioè quei microorganismi che, dopo aver abbandonato i fondali marini 3,5 miliardi di anni fa, si avvicinarono alla superficie, dando vita a un processo che avrebbe rivoluzionato il futuro del nostro Pianeta: la fotosintesi clorofilliana. In base alle ipotesi più accreditate, anche se non confermate, la vita ebbe inizio proprio grazie all’aggregazione di queste particolari molecole che resero possibile l’autoriproduzione.
Il termine “Stromatoliti” significa “roccia a strati”; sono strutture formate da microbi unicellulari (cianobatteri o alghe blu) che, inglobando polvere e sedimenti di vario genere, si cementificano con le rocce circostanti. Sono organismi fotosintetici, costituiti da batteri primitivi che prosperano in assenza di ossigeno e da cianobatteri, in grado di fare la fotosintesi e quindi di produrre in autonomia le proprie molecole organiche. Attraverso un lentissimo processo di sviluppo, una Stromatolite cresce circa 5 cm ogni 100 anni.
Grazie alle particolari condizioni climatiche e ambientali della Puna – dovute principalmente a un insieme di fattori concomitanti, quali le basse temperature, un’elevatissima esposizione ai raggi UV e acque con altissima salinità ed elevato PH – questi microorganismi sono riusciti a sopravvivere e a riprodursi fino ai nostri giorni. Con l’aspetto che ricorda quello di un cavolfiore e una straordinaria resistenza a temperature estreme (da – 40 a + 120 °C), rappresentano la forma di vita più antica oggi presente sulla Terra. Il ritrovamento delle Stromatoliti ha costituito per i ricercatori un elemento fondamentale per ricostruire diversi tasselli mancanti dell’evoluzione sul nostro Pianeta.
Una delle caratteristiche più significative di quelli che sono conosciuti anche come “tappeti microbici” è anche la capacità di nutrirsi di qualsiasi sostanza; per questa ragione vengono studiati al fine di poter trattare le acque, bonificare l’inquinamento e ripulire le fuoriuscite di petrolio.
Il gigantesco cratere vulcanico
Rivolgo la camioneta a Sud in direzione della provincia di Catamarca, per giungere a notte inoltrata ad Antofagasta de la Sierra. Qui Lauro, esperta guida locale, mi accenna alla possibilità di esplorare uno dei crateri più grandi al mondo, ben 40 chilometri di diametro. Accetto la proposta e partiamo, con destinazione il vulcano Galàn. Il suo interno è un susseguirsi di lagune, abitate da comunità di fenicotteri che ne scandagliano incessantemente il fondo. Con ondeggiamenti della testa filtrano il fango, ricco di nutrienti, in cerca di Artemia salina, il micro-invertebrato rosa che, oltre a conferirne il caratteristico colore, ne rappresenta il principale alimento. Sulle rive dei laghi si alternano i branchi di vigogne, una delle quattro specie di camelidi americani che popolano la cordigliera andina (i restanti sono i guanachi, i lama e gli alpaca). Si muovono in piccoli numeri, formati solitamente da un maschio con il suo harem o da soli maschi che, durante la stagione degli amori, si sfidano per assicurarsi il maggior numero di compagne. Le femmine partoriscono tutte nello stesso periodo, meccanismo comune a molti erbivori. L’alta concentrazione di cuccioli, incapaci di scappare e di difendersi per un tempo limitato, supera abbondantemente le necessità alimentari dei predatori (in questo caso volpi e puma), così gran parte dei piccoli viene risparmiata e può garantire la continuazione della specie.
Scesi dalla cresta del cratere, a quasi 5.000 metri, ci dirigiamo verso il Campo de Piedra Pomez, uno dei paesaggi più straordinari dell’intera cordigliera andina. La colata lavica, formatasi in seguito al rapido raffreddamento del magma eruttato dal vulcano Blanco sei milioni di anni fa, si presenta con candide e affusolate formazioni levigate dalla forza della Natura. La vista a 360° mi fa sentire come in mezzo a un oceano di onde bianche in burrasca, congelate nel tempo.
Riprendo la pista, raggiungo altre oasi e paesini tanto isolati da stentare a credere che possano esistere veramente. Per l’intera durata del viaggio provo la sensazione di trovarmi in un ambiente primordiale, sospeso tra fantasia e realtà, non lontano da quando tutto ebbe origine, quando la luce iniziò a trasformarsi in vita.
Il viaggio in pratica
La Puna è una regione poco conosciuta dell’Argentina, nel Nordovest del Paese, al confine con Cile e Bolivia. Il paesaggio è caratterizzato da deserti d’alta quota, lagune e vulcani. Punto di partenza ideale per il viaggio è la città di Salta, ai piedi della cordigliera delle Ande, ben collegata con Buenos Aires da diverse compagnie aeree. La Puna offre poche infrastrutture turistiche e le sue strade sterrate sono percorribili con mezzi 4×4.
- per chi: viaggiatori appassionati di fotografia, natura e paesaggi.
- durata: 14 giorni.
- periodo migliore: da ottobre a metà dicembre e da aprile a giugno.
- come arrivare: Voli Italia – Salta (Argentina); compagnie aeree: Latam, Iberia, Aerolineas Argentina, Air Europa, Alitalia, British Airways, Lufthansa, Airfrance.
VIAGGI FOTOGRAFICI di Davide Pianezze:
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