Quasi ogni giorno ricevo almeno un comunicato stampa nel cui titolo compaiono le parole “green economy”, “mobilità sostenibile”, “smart city”, “economia circolare”. Provengono dai soggetti più disparati: associazioni di categoria, organizzazioni imprenditoriali, amministrazioni pubbliche.
Pare di essere immersi in una sorta di mobilitazione globale in favore dell’ambiente. La pennellata verde di chi vuole cavalcare l’onda ecologista produce in gran quantità cibi bio, eco detersivi, energia amica dell’ambiente. Tutto è diventato sostenibile. È davvero così? Ma va là! Il più delle volte sono solo note da pifferaio magico.
È il marketing, bellezza. Il total green è la vera big thing attorno cui si sta creando un nuovo, gigantesco, florido mercato. Le conseguenze rischiano di essere nefaste, perché alla fine vale la semplice regola che “se tutto è green, nulla è green”.
La lotta è impari considerato gli interessi in gioco. Eppure ciascuno di noi può fare qualcosa di molto semplice. Smettere di usare ogni due per tre, in modo ossessivo e privo di senso certe parole d’ordine. L’invito non è a diffidare di tutto e di tutti, ma piuttosto a compiere lo sforzo di distinguere le attività meritevoli dalle eco-bugie.
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