Ci sono storie di sopravvivenza che prima tormentano le nostri menti e poi rimangono nel cuore, come quella che vi stiamo per raccontare.
I motivi che si celano dietro a questo sono molteplici. La familiarità con i luoghi dove sono avvenute, l’empatia nei confronti dei protagonisti, le modalità con cui le disavventure sono iniziate. E magari anche soltanto lo stesso spirito d’avventura e di libertà.
La storia di Michele B. è una storia di sopravvivenza che ci tocca da vicino, vicinissimo.
È il 18 febbraio del 2021 quando il trentatrenne triestino viene tratto in salvo, dopo che l’attenzione nazionale si è concentrata sul suo caso per tutta la settimana precedente.
Soltanto qualche giorno prima il giovane era partito per una traversata in quota nelle Prealpi Giulie che era solito fare ogni anno. L’intento era quello di passare diversi giorni fuori, usufruendo della presenza di rifugi e bivacchi.
Zaino in spalla e il fedele cagnolino Ash a tenere compagnia. Michele si incammina, esperto e decisamente a suo agio nel territorio, che conosce e che rispetta profondamente.
A un tratto accade l’impensabile. Michele perde l’appoggio, non riesce ad aggrapparsi a nulla. Inizia a scivolare in un canalone, mentre pietre e terreno cedono sotto di lui.
Nella caduta si rompe una caviglia.
Quando si rende conto della gravità della situazione, fa capo al buon senso, alla speranza e alla determinazione a sopravvivere. Si trascina verso un torrente per avere accesso alla preziosa acqua.
Fa freddo, molto freddo.
Di notte le temperature scendono in picchiata e Michele può solo coprirsi con foglie e con la mappa topografica che ha con sé.
È bloccato in fondo alla valle, in un punto non chiaramente visibile dall’alto.
La fidanzata, al corrente del suo itinerario, lo attende con pazienza.
Michele sarebbe dovuto rientrare lunedì sera, e la ragazza inizia a preoccuparsi.
Senza esitazione contatta il Soccorso Alpino, che si mobilita immediatamente alla ricerca dell’escursionista.
La fidanzata fornisce ai soccorritori una informazione fondamentale. Casera Navis. Un luogo, un frammento del percorso che Michele avrebbe dovuto seguire.
La Casera si trova sulla line verso Forcella Tacia.
Forse Michele ha avuto un problema, va cercato in quella zona.
I tecnici lo trovano in Val Venzonassa. Disteso nei pressi della strada forestale, disidratato e con traumi. Ma vivo. E con il piccolo Ash a vegliare coraggiosamente su di lui.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com