È entrato in vigore in Italia il Decreto Legislativo numero 230 del 15 dicembre 2017 che recepisce il regolamento europeo 1143/2014 del 22/10/2014 in materia di eradicazione e contenimento delle specie alloctone invasive. Il combinato disposto di queste due norme, secondo gli intendimenti della Comunità Europea, dovrebbe impedire la diffusione delle specie alloctone invasive sul territorio della comunità. Lo scopo dovrebbe essere quello di arrivare a una maggior della tutela della biodiversità, minacciata dall’introduzione e/o dall’arrivo di specie esotiche provenienti da altre zone del pianeta e non tipiche dei nostri ecosistemi, che possano entrare in competizione con specie autoctone presenti o il cui insediamento possa alterare, specie per quanto concerne la flora, gli ecosistemi in modo importante.
La soluzione oltre i piani di eradicazione
Questa decisione comporterà l’attuazione di piani di eradicazione che dovrebbero giungere all’obbiettivo, che si presenta irrealistico irrealistico in un’area vasta come l’Europa continentale, di eliminare completamente la presenza di specie non tipiche degli ambienti europei, quasi sempre introdotte in modo volontario o accidentale dall’uomo. Per quanto riguarda la totalità delle associazioni protezionistiche questo provvedimento servirà solo a legittimare inutili stragi di specie alloctone, come gli scoiattoli grigi, le nutrie e le tartarughe a orecchie rosse, tutte rilasciate in natura dall’uomo dopo averne fatto uno sfruttamento commerciale, come animali per la pellicceria, le nutrie, oppure da compagnia. La possibilità di arrivare all’eradicazione reale di queste specie, non soltanto grandemente diffuse sul territorio ma anche perfettamente ambientate, risulta un provvedimento di difficilissima se non impossibile attuazione, come è stato dimostrato dalle campagne di abbattimento delle nutrie, per fare soltanto un esempio, che non hanno portato alcun vantaggio in termini di calo numerico delle popolazioni già residenti. Questo fatto è stato evidenziato in studi scientifici, come quello pubblicato qualche tempo addietro dall’Università di Parma e realizzato dalla dottoressa Cristina Marchetti, dove viene illustrato chiaramente come possano esistere metodi più efficaci di contrastare i danni provocati in agricoltura dalla presenza delle nutrie, che peraltro non causa danni alle altre specie faunistiche.
Cosa fare degli animali domestici
Secondo quanto disposto dal decreto legislativo che entrerà in vigore in Italia il 15 febbraio si apriranno quindi nuovi scenari, per tutte le specie animali che sono inserite nell’elenco di quelle di cui si dispone l’eradicazione. Saranno infatti previsti ulteriori piani di abbattimento e per queste specie scatterà il divieto di detenzione, commercializzazione e trasporto. Ma se per le nutrie sono pochissimi i casi detenzione domestica lo stesso non si può dire per gli scoiattoli grigi e soprattutto per le tartarughe palustri a orecchie rosse (Trachemys spp.), presenti in centinaia di migliaia di esemplari nelle case degli italiani, a casa del fatto che il loro commercio era libero fino a pochissimo tempo addietro. Un problema di non facile soluzione che apre nuovi scenari e interrogativi ai quali non sarà facile dare una concreta risposta.
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