“Di squali e di balene” è il nome della mostra che si inaugura oggi presso il museo fiorentino di arte contemporanea Marino Marini.
Fino al 30 settembre sarà l’occasione per ammirare gli straordinari reperti ittici messi a disposizione dal Museo di Storia Naturale “La Specola”, attualmente ancora chiuso al pubblico a causa della pandemia
Nel suggestivo allestimento della cripta della chiesa di San Pancrazio – sede del museo Marini – sono esposti rari reperti marini del passato. Come uno squalo tigre di oltre tre metri e un capodoglio di dieci, entrambi risalenti al XIX secolo.
Stimolare la riflessione sulle trasformazioni epocali del nostro tempo
L’obiettivo dell’esposizione oltrepassa la suggestione estetica dello scenario, promuovendo un dialogo multidisciplinare tra arte e scienza e contribuendo alla sensibilizzazione nei confronti dell’ambiente.
Informare il pubblico su temi attuali, come le conseguenze delle azioni umane sugli equilibri naturali e la difesa della biodiversità, sono infatti espliciti propositi del progetto museale, come sostenuto da Patrizia Asproni, Presidente del Museo Marino Marini: «La collaborazione tra il Marino Marini e il Museo ‘La Specola’ dimostra l’importanza e l’efficacia dell’approccio multidisciplinare nel campo dell’arte – dichiara la Asproni. «Il museo oggi non può essere più solo un luogo di conservazione ma deve svolgere il ruolo di propulsore di conoscenza, instaurando molteplici connessioni per stimolare la riflessione del pubblico e renderlo consapevole delle trasformazioni epocali del nostro tempo. L’ambiente, gli sconvolgimenti climatici, la salvaguardia del patrimonio sociale e culturale – spiega la Presidente – sono tematiche fondamentali che devono esser affrontate dalle istituzioni museali, capaci di costruire una coscienza rinnovata proprio attraverso il potente linguaggio dell’arte».
Guardando al futuro
E così lo squalo, al vertice della piramide alimentare dell’ecosistema marino, da terrore degli abissi diventa simbolo delle specie a rischio di estinzione. Ricordandoci l’urgenza di azioni volte alla salvaguardia della biodiversità.
«Squali e balene – ricorda Fausto Barbagli, curatore del Sistema Museale di Ateneo di Firenze – sono l’emblema della vita marina, giù tra gli abissi. Richiamano nell’immaginario collettivo i concetti di vita e di morte, potenza e vulnerabilità. Queste due creature, con la loro silenziosa e imponente presenza nella solenne atmosfera della cripta del museo, ci invitano ad aprire la mente per indurci a riflessioni più ampie e a porci interrogativi sul presente e sul domani. Quello che stiamo costruendo, è davvero il futuro che vogliamo?»
Frammenti marini
L’esposizione sarà inoltre accompagnata dalla rassegna “Frammenti marini”. Si tratta di un ciclo di appuntamenti poetici e letterari a cura del critico teatrale Roberto Incerti. Attraverso alcune letture tratte dal romanzo Moby Dick di Herman Melville, si rifletterà sul rapporto tra l’uomo e la natura.
Con questo progetto il Museo Marini inaugura la sua ripartenza dopo la chiusura dovuta all’emergenza sanitaria da Covid-19.
Il Museo Marino Marini
Marino Marini è stato uno dei personaggi più significativi dell’arte figurativa novecentesca. Alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, insieme alla moglie Marina, decise di legare alla ex chiesa di San Pancrazio di Firenze le opere che egli aveva donato alla città poco prima della propria morte, avvenuta nel 1980.
Oggi il Museo Marino Marini presenta spazi ampi e luminosi, dove sono esposte 183 opere dell’artista, tra cui disegni, litografie, dipinti e sculture raffiguranti i temi a lui più cari: dai Cavalieri alle Pomone, dai Miracoli ai Giocolieri, dai Danzatori ai ritratti.
L’ex chiesa di San Pancrazio conserva, inoltre, una delle meraviglie del Rinascimento: la Cappella Rucellai, con il tempietto capolavoro dell’architetto Leon Battista Alberti.
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