Secondo la coalizione delle associazioni animaliste europee Eceae – di cui la Lav è rappresentate per l’Italia – la corporate svizzera Nestlè sarebbe coinvolta in sperimentazioni animali per la commercializzazione del cosiddetto botox, vale a dire la tossina botulinica ampiamente impiegata per fini estetici.
Test su animali
Secondo la denuncia della Eceae, il botulino commercializzato da Nestlè verrebbe messo sul mercato a seguito del test LD50, durante il quale i topi muoiono dopo lente agonie e convulsioni in seguito alle iniezioni di alti dosaggi del principio cosmetico. Il botulino, infatti, paralizza lentamente il sistema respiratorio e porta alla morte dopo ore di progressivo soffocamento.
«Entrando nel mercato botox attraverso l’acquisizione del marchio Dysport, Nestlé si è resa responsabile di crudeli e obsoleti esperimenti sugli animali – ha detto Michela Kuan, biologa e responsabile Lav Area Ricerca senza Animali – È spaventoso e inaccettabile che centinaia di migliaia di topi siano avvelenati per il semplice profitto della più grande azienda alimentare mondiale e questo nonostante l’esistenza di valide alternative incruente e ignorando, inoltre, la volontà dei cittadini europei».
Le alternative non mancano
Secondo la Lav, infatti, le alternative al test sugli animali sarebbero già disponibili. Grandi aziende come, ad esempio, Allergan e Merz sono già in grado di sperimentare il botox grazie a test in vitro basati su cellule umane già dal 2011, sostituendo così gli esperimenti sugli animali.
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