Le stromatoliti: così spieghiamo il più antico fossile mai rinvenuto risalente a 3,7 miliardi di anni fa.
Lo annuncia uno studio di esperti dell’University of New South Wales, in Australia.
Di cosa si tratta? Di antichissimi microrganismi che per primi compirono uno dei processi biologici più importanti della storia evolutiva della Terra: la fotosintesi.
Si credeva che il fossile più antico fosse riconducibile a resti risalenti a quasi tre miliardi e mezzo di anni fa rinvenuti in Australia; ma ora la culla della vita passa alla Groenlandia, dove è avvenuto il rinvenimento. I ricercatori sono concordi nel dire che si tratti di una grossa scoperta che anticipa di milioni di anni l’evoluzione delle alghe, anche se non tutta l’intellighenzia scientifica è dello stesso parere.
Non sono giunti fino a noi i resti organici di questi organismi primitivi, bensì le loro tracce.
Vivevano infatti in aree costiere dove l’acqua poteva mancare. E dove, per superare questa carenza, svilupparono una sorta di “gelatina” con la quale trattenevano i liquidi, ma anche i detriti che a lungo andare potevano provocare asfissia; problema evitato “scavando” mini tunnel dove andare a recuperare nuovamente l’ossigeno.
E sono proprio queste minuscole gallerie nei sedimenti che sono giunte fino a noi, le stromatoliti, appunto, prova che la fotosintesi iniziò prima di quanto si sospettasse. La Terra non era certo quella di oggi. Il suolo era scuro, completamente privo di vegetali, e il cielo, a causa della mancanza di ossigeno, era arancione. L’uomo non avrebbe avuto scampo.
Oggi le stromatoliti non esistono più, ma esistono strutture simili: si chiamano algo-laminati. Sono il risultato dell’accumulo di sedimenti in prossimità delle aree costiere. Sono stati individuati in Florida, nel Golfo Persico e alle Bahamas. Ed è anche grazie alla loro comprensione che oggi possiamo conoscere a fondo la biologia dei primi organismi che popolarono la Terra.
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