Le grandi eruzioni vulcaniche iniettano in atmosfera un’enorme quantità di gas e particelle che, interagendo con la radiazione solare, possono influenzare il clima globale anche per diversi anni a venire. Alcuni degli effetti conosciuti più importanti sono sicuramente la diminuzione della temperatura superficiale terrestre ed un mutamento della fase di El Niño, fenomeno climatico che generalmente provoca il surriscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale. Alcuni studiosi di Quebec e Columbia University si sono chiesti se l’attività vulcanica possa anche influenzare altri possenti fenomeni climatici e meteorologici, ad esempio gli uragani. I risultati di questa interessante ricerca sono stati pubblicati pochi mesi fa sulla rivista Pnas.
La risposta in un modello matematico
Attraverso l’utilizzo di una serie di complessi modelli di calcolo, i ricercatori hanno sistematicamente investigato gli effetti di grandi eruzioni vulcaniche sulla formazione dei cicloni tropicali. Queste provocherebbero un forte raffreddamento emisferico asimmetrico, sia che avvengano nell’emisfero boreale che in quello australe, causando uno spostamento della Zona di Convergenza Intertropicale – dove gli alisei dei due emisferi convergono disegnando una porzione di atmosfera ad alta turbolenza – rispettivamente verso sud o verso nord. Lo spostamento di questa zona e delle anomalie termiche associate può causare significative variazioni negli indici di formazione potenziale e nell’intensità dei cicloni tropicali in varie zone fino ad un periodo di circa 4 anni. Secondo i modelli, dunque, il relativo abbassamento della temperatura superficiale provocato dalle grandi eruzioni vulcaniche, non ridurrebbe il numero di cicloni tropicali sul Pianeta, ma ne modificherebbe la loro distribuzione sulla scia dello spostamento della Zona di Convergenza Intertropicale. Adesso gli studiosi dovranno approfondire anche con osservazioni reali, rese difficili fino ad oggi dalla concomitanza tra le più recenti grandi eruzioni vulcaniche e la formazione di El Niño, il rapporto di causa-effetto tra questi due spettacolari fenomeni naturali, e non solo. “I risultati di questo lavoro – hanno spiegato in una nota i ricercatori – serviranno anche per comprendere meglio le variazioni climatiche a breve termine innescate dalle grandi eruzioni vulcaniche del nostro Pianeta”.
Gli altri studi
In passato altri studi hanno già provato a legare forti eruzioni vulcaniche ed uragani. Combinando modelli matematici con osservazioni reali, negli anni 1982 e 1991, subito dopo le eruzioni rispettivamente de El Chicón (Messico) e del Pinatubo (Filippine), alcuni ricercatori hanno riportato una sensibile diminuzione del numero di uragani nel settore Nord Atlantico per alcuni anni seguenti. Tuttavia le due eruzioni sono avvenute in concomitanza con due intense fasi di El Niño, il cui effetto è proprio quello di ridurre l’attività dei cicloni tropicali del Nord Atlantico. In un altro studio più recente, alcuni autori sono giunti a conclusioni simili confrontando semplicemente numero di eruzioni vulcaniche e numero di uragani negli ultimi trecento anni: secondo questo studio la diminuzione della temperatura superficiale del mare sarebbe responsabile della riduzione di frequenza di accadimento di cicloni tropicali osservata immediatamente dopo eruzioni vulcaniche avvenute a latitudini prossime all’equatore, meno chiaro invece il nesso con eventi originatisi a latitudini più elevate. Come detto in precedenza, a differenza di queste ultime, la ricerca appena pubblicata su Pnas fonda le proprie radici sull’interpretazione modellistica a cui, appena possibile, bisognerà affiancare osservazioni dirette per confermare o smentire i risultati ottenuti. Con buona pace di El Niño.
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