Possiamo certamente definire Pinocchio una delle storie più affascianti mai scritte, ma se il burattino di legno ci ha incantato, fatto arrabbiare per alcuni suoi comportamenti quasi irresponsabili, la figura più comunicativa e positiva è quella del Grillo parlante, una sorta di angelo custode, una coscienza nascosta, ahimè, spesso inascoltata dal vivace e ribelle Pinocchio.
Persino Charles Dickens dedico un suo racconto a questo animale. Ne “Il grillo del focolare”, il celebre scrittore inglese narrò di una comunità di grilli domestici, che l’autore stesso definiva “spiriti potenti” capaci di ammonimenti, nonché di consigli affettuosi e preziosi.
Se ci pensiamo, basta parlare di Grillo parlante per collegarlo a Pinocchio, ma in verità quel personaggio ebbe vita breve, poiché fu schiacciato da un colpo di martello sferrato dallo stesso Pinocchio. Sarà, infatti, l’ombra del grillo e la sua voce a cercare di vigilare sui comportamenti ingenui del burattino più famoso del mondo.
Perché Collodi affidò a un grillo questo delicato e importante ruolo?
Per comprenderlo dovete immaginare che Collodi viveva nelle campagne della Toscana; chissà, forse proprio mentre scriveva c’era un grillo che lo allietava con il suo dolce frinire.
In quel tempo non esistevano iPod e playlist musicali, stereo o televisioni e, quindi, il ritmico sound del grillo fu davvero la colonna sonora di quella stesura della storia.
In Toscana il melodioso suono prodotto dai grilli era molto popolare nelle hit domestiche dei casali di campagna. Proprio a Firenze, sin dal 1580 si teneva annualmente la Festa del Grillo nel giorno dell’ascensione; in quell’anno vi fu una vera invasione di questi ortotteri, che indusse la gente a rincorrere i grilli, che furono catturati e rinchiusi in piccole gabbiette di legno. E, quindi, da quel momento il grillo divenne una sorta di pet dell’epoca!
Ascolta il frinire del grillo
I canti dei grilli affascinarono Collodi anche se non poteva conoscere quanto fu poi svelato da studi recenti e approfonditi sui grilli del genere Teleogryllus. I maschi di questi ortotteri hanno vocalizzazioni diverse per ogni singolo individuo: le differenze si armonizzano con un meccanismo etologico denominato “comportamento pre-programmato”. Mentre l’uomo, a seconda di fattori e modelli educativi personalizzati, apprende vocalizzazioni – come le lingue e i dialetti – funzionali all’ambiente acustico nel quale cresce, alcuni esperimenti condotti in locali privi d’interazioni ambientali hanno dimostrato che il linguaggio di questi grilli è innato.
Dal 1999, per tutelare la fauna fu proibito il commercio dei grilli in questa fiera secolare e la manifestazione perse la sua magnetica attrazione.
La storia del grillo nella cultura toscana ci permette di capire perché Collodi lo adottò nella sua favola ma non sminuisce l’icona magica di questo animale, coscienza del burattino più amato del mondo.
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