Una tassa che i proprietari di cani non sterilizzati dovranno versare nelle casse comunali. È questo, in sostanza, il contenuto dell’emendamento alla legge di Bilancio proposto dal deputato Pd Michele Anzaldi.
L’imposta, secondo l’esponente del Partito Democratico, potrebbe portare a concreti vantaggi nella lotta al randagismo.
Ma come si fa a sapere se un proprietario possiede uno o più animali? A fare fede è l’iscrizione all’anagrafe regionale degli animali da compagnia alla quale il medico veterinario – dopo aver fatto l’operazione – comunicherà l’avvenuta sterilizzazione. Ma, come recita l’antico adagio, fatta la legge, trovato l’inganno. Perché il rischio è che tanti animali non verranno più registrati dai proprietari (sebbene l’inoculazione del microchip sia obbligatoria dal 2008) per evitare di essere censiti e, dunque, pagare il balzello.
Insomma, una questione complessa che rischia di acuire un già grave problema e che ha spaccato l’Aula, con la netta opposizione da parte degli esponenti di Forza Italia.
Il sì della Lav
La Lega Anti Vivisezione si è detta favorevole alla proposta, a patto che la sterilizzazione venga allargata anche ai soggetti attualmente esclusi, ovvero i cani dei pastori e quelli dei cacciatori.
Secondo la Lav, le entrate garantite dalla legge potrebbero aiutare a contrastare in maniera significativa il fenomeno dell’abbandono di cani e gatti.
I numeri del randagismo
Oltre ad essere una questione di carattere etico, il fenomeno del randagismo grava sulle casse comunali.
Per ogni cane presente nei canili, le Amministrazioni pagano una cifra che oscilla dai 3 agli 8 euro al giorno. Secondo le stime ufficiali, sono oltre 750mila i cani randagi a carico dei Comuni, con una spesa complessiva che si attesta attorno ai 5,25 miliardi di euro all’anno.
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