Alcuni spunti di riflessione, più che mai attuali, proposti direttamente da Thoreau.
La Natura non è nostra proprietà, l’uomo non ha alcun diritto di distruggere ecosistemi solo per riempire il proprio portafogli. L’essere umano contribuisce a portare la Terra in certe condizioni? L’essere umano lotti per rimediare ai propri errori.
Per avarizia, egoismo e per la supina abitudine, dalla quale nessuno di noi è libero, di considerare la terra come proprietà o come mezzo per acquistarsi soprattutto una proprietà, noi deformiamo il paesaggio e degradiamo l’agricoltura, e il contadino vive una vita meschinissima.
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Di solito, noi dimentichiamo che il sole guarda senza distinzione sia sui nostri campi coltivati che sulle praterie e le foreste, i quali e le quali riflettono e assorbono i suoi raggi in maniera analoga; e che i primi sono solo una piccola parte del meraviglioso quadro che egli contempla nel suo corso quotidiano. Al suo occhio, la terra è tutta ed egualmente coltivata, come un giardino.
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La spiga di grano (spica, in latino, e anticamente speca, da spes, speranza) non dovrebbe essere la sola speranza del contadino; il gheriglio, o grano (granum da gerendo, generando), non è tutto ciò che essa produce. Allora, come potrebbe essere scarso il nostro raccolto? Non dovrò gioire anche dell’abbondanza di erbacce le cui sementi sono il granaio degli uccelli? Importa poco, di fronte a ciò, che il campo riempia il granaio del fattore. Il vero contadino smetterà di angustiarsi, come gli scoiattoli, che non manifestano preoccupazione alcuna se i boschi daranno castagne o no, quest’anno; egli finirà il suo lavoro ogni giorno, rinunciando a ogni pretesa sul prodotto dei suoi campi, sacrificando nella sua mente non solo i suoi primi frutti ma anche i suoi ultimi.Henry David Thoreau, Walden ovvero vita nei boschi
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