Tra i numerosi incontri di Bookcity 2017, funambolica kermesse libraria andata in scena a Milano nei giorni passati, ha catturato la mia attenzione quello in cui Angela Terzani Staude, insieme al figlio Folco e al direttore del Corriere della sera Luciano Fontana, ha parlato del libro “Diverso da tutti e da nessuno”. Il volume edito da Tea presenta alcune testimonianze inedite di colleghi e amici nel tentativo di ricomporre la figura di Tiziano Terzani, la sua curiosità e la profondità del suo pensiero.
L’accorato intervento della vedova del giornalista e scrittore è stato volto a ricucire con un filo rosso le differenti stagioni vissute da Terzani: manager all’Olivetti, grande corrispondente di guerra, marxista, pacifista, saggio. «Ha sempre guardato con interesse a un altro modo di modernizzarsi», ha detto Angela Terzani Staude.
Un altro modo di modernizzarsi. Questa espressione ha suscitato un’eco vertiginosa nella mia testa. Terzani ha scavalcato una delusione dopo l’altra senza mai smettere di cercare. Il sogno comunista di un mondo migliore è crollato di fronte all’osservazione diretta dei Paesi in cui il sistema era stato attuato. Rivoluzioni animate da giuste istanze, si sono concluse con spargimenti di sangue, oppure con la distruzione di antiche tradizioni o addirittura scimmiottando i modelli contestati.
Ma esiste davvero un altro modo di modernizzarsi? Scrivo queste poche righe mentre fuori si consuma la follia del Black Friday. Ne eravamo rimasti immuni, invece da qualche anno questo desolante fenomeno che esalta la peggiore forma di consumismo – quello totalmente affrancato da qualsiasi tipo di utilità – dilaga anche nelle nostre piazze reali e virtuali e nelle nostre menti intossicate dalla narrazione degli spot martellanti. A colpi di modernità stiamo perdendo la capacità di intendere, soppianta dall’unica che sembra sopravvivere: quella di volere.
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