L’Unione Europea potrebbe discutere l’aumento delle catture ammesse per il tonno rosso nell’Atlantico orientale e nel Mar Mediterraneo. La proposta, caldeggiata da molte nazioni, potrebbe essere avanzata già nel corso della prossima Commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi dell’Atlantico (ICCAT), in programma nei prossimi giorni in Marocco.
La richiesta avanzata dal comitato scientifico ICCAT è quella di aumentare le catture, portandole a 36mila tonnellate entro il 2020. Una cifra che rappresenta più del doppio del contingente del 2015 e che mette sotto forte pressione una specie a lungo minacciata.
Non solo: l’Unione Europea si propone di interrompere il piano di recupero adottato nel 2007 che sarebbe dovuto terminare nel 2022, quindi 5 anni prima della scadenza programmata.
Troppo presto per aumentare le catture
Secondo il WWF aumentando repentinamente la quantità di pescato si rischia di vanificare gli sforzi profusi in un intero decennio per la tutela di questo pesce.
«Lo stock di tonno rosso non è ancora in grado di sostenere un così improvviso aumento delle catture e, inoltre, la gestione della pesca in questo modo sarebbe meno rigorosa – ha spiegato a riguardo Alessandro Buzzi, responsabile dei progetti di pesca del WWF Mediterraneo –. Ci sono voluti più di dieci anni per arrivare a questa condizione e non possiamo rischiare di perdere nuovamente il tonno rosso per profitti a breve termine. Le misure adottate per il recupero delle specie stanno generando risultati molto positivi e possiamo dire che il tonno rosso non è più pescato in modo insostenibile. Per questo, invitiamo i governi a consolidare questo successo aspettando il completo ripristino delle specie».
La proposta del WWF è quella di fermare la quota a 28mila tonnellate entro il 2020 per consentire alla popolazione di tonno rosso di tornare a crescere. Inoltre, il WWF chiede di continuare ad applicare il piano di recupero fino a quando lo stock non sia dichiarato completamente recuperato dagli scienziati. L’associazione ambientalista esorta poi ad assegnare quote più elevate alle attività della piccola pesca, ora quasi esclusa dall’accesso alle risorse negli ultimi dieci anni, a condizione però che vengano garantiti gli attuali standard di monitoraggio e controllo.
Uno dei pesci più richiesti
Il tonno rosso è un grande pesce predatore che abita le acque dell’Atlantico e del Mar Mediterraneo ed è proprio qui che avviene la maggior parte delle catture.
Specie da sempre apprezzata – in special modo dalla cucina giapponese che ne fa uno degli ingredienti principali del sushi – negli ultimi vent’anni ha visto un forte declino del prelievo attraverso la pesca tradizionale in tonnara fissa a causa del proliferare senza controllo di una nuova pratica di allevamento e ingrasso che consiste nel catturare i tonni negli stock selvatici e nel convogliarli in gabbie galleggianti dove vengono foraggiati per 4-5 mesi con alici e sardine. Contrariamente all’allevamento classico – come quello di orate e spigole – non è prevista la riproduzione in cattività dei pesci che vengono semplicemente fatti ingrassare prima di essere venduti. Tutto ciò ha generato una spirale perversa, con enormi livelli di pesca IUU (Illegale, non dichiarata, non regolata).
Nel 2007 è stato adottato dall’ICCAT un programma di ripristino per la specie che stabilisce norme su varie misure di gestione tra cui le catture ammissibili totali, la durata della pesca, la dimensione minima, la gestione delle catture accessorie e la pesca ricreativa. Il piano, inoltre, definisce le misure relative al monitoraggio e al controllo, alla comunicazione delle catture, alle operazioni di cattura e trasferimento.
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