Abbiamo chiesto a Danilo Selvaggi, Direttore generale della Lipu – BirdLife Italia, di inviarci un suo pensiero in occasione della Giornata Internazionale degli uccelli migratori. Più che un pensiero, sono tre belle lezioni. Lo ringraziamo e ci auguriamo di ospitarlo nuovamente al più presto.
di Danilo Selvaggi
Che cosa ci racconta l’avventura degli uccelli migratori? Quali insegnamenti giungono dal loro continuo viaggiare, sempre uguale, sempre diverso e sempre più difficoltoso?
Prima lezione: connettività
La prima lezione è sulla connettività, ovvero sulla necessità di costruire politiche che possano coniugarsi e non scontrarsi con la rete della vita, la connettività biologica. Abbiamo a lungo detto che gli uccelli non conoscono confini. È vero soltanto a metà. I confini li conoscono e li patiscono, cioè li sperimentano a seconda della buona o cattiva conservazione degli habitat, della presenza di detrattori, delle pale eoliche mal posizionate, dei tralicci non posti in sicurezza, del livello culturale delle società umane che incontrano, del modo in cui la gente li accoglie: con il sorriso e la speranza o con il piombo dei fucili. In un mondo sempre più prossimo, la conservazione della natura deve diventare un’impresa comune, tecnicamente e non solo moralmente: governi, istituti scientifici e società civile che cooperano, con lo scambio di esperienze ed idee e con politiche di vasta scala ed ampia prospettiva. Connettività è una parola importantissima, per gli uccelli migratori e per noi.
Seconda lezione: leggerezza
La seconda lezione è sulla leggerezza. Non solo quella del volo, i cui segreti ci sono solo in parte noti, ma sulla leggerezza del bagaglio che i migratori portano con sé, e dell’impatto che la loro esistenza, pure organizzatissima, produce sulla natura. Un impatto, appunto, leggero, quasi nullo. Noi chiamiamo capitale naturale l’insieme dei beni e dei servizi che la natura offre. Diamo a questi beni un nome prezioso eppure consumiamo e distruggiamo natura come se fosse l’ultimo degli scarti, o un magazzino senza fine. Siamo pesanti, bulimici, incontentabili, spesso distruttivi.
Studiare le leggerissime strategie degli uccelli migratori, studiarle seriamente, senza cadere in alcuna forma di sociobiologismo, ma con l’intelligenza di voler capire, di voler apprendere, può aiutarci a riprogrammare il cammino. Le differenze sono tante – noi stanziali loro migratori, noi culturali loro biologici, noi mutevoli loro fedeli – ma altrettante sono le somiglianze, nei bisogni di fondo e nella condivisione della casa, la casa Terra, la casa di tutti.
Terza lezione…
La terza lezione, infine, è di puro sguardo, di pura visione. È alzare gli occhi al cielo e godere dello spettacolo. È una lezione che non si può tradurre in parole, ma si può solo vivere. Un regalo dell’evoluzione, un privilegio per chi sa meritarselo.
“Conoscerli, proteggerli”, la Guida allo stato di conservazione degli uccelli realizzata dalla Lipu, informa che il 49% delle specie migratorie transahariane versa in cattivo stato di conservazione. Il problema dipende da noi e noi dobbiamo risolverlo.
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