Cala Gonone, in Sardegna, ospita lo scrigno di biodiversità sotterranea più importante del Mediterraneo: la grotta turistica del Bue Marino. È qui che si è svolto il seminario organizzato dalla Società Speleologica Italiana (S.S.I.) sui monitoraggi degli ambienti carsici dedicato a speleologi, scienziati, istituzioni e operatori del settore.
Le acque sotterranee che scorrono nelle falde acquifere carsiche costituiscono circa il 40% delle fonti di acqua potabile per il nostro Paese, dove le grotte scoperte e documentate dagli speleologi sono oltre 40.000. Di queste grotte, circa 40 sono aperte al turismo. Parchi e Aree Protette a connotazione carsica spesso contengono importanti corpi idrici sotterranei e sono riconosciute dalla Rete Natura 2000. Le grotte con 25 o più specie – sotterranee, acquatiche o terrestri – sono considerate “hotspot di biodiversità” a livello mondiale.
Un ambiente delicato, ricco di biodiversità
Nelle grotte carsiche italiane vivono oltre 3.600 diverse specie animali a oggi conosciute, altamente vulnerabili all’inquinamento, allo sfruttamento eccessivo del suolo e alla cattiva gestione. Per proteggere questi habitat e le specie che ci vivono è necessario adottare approcci multidisciplinari di monitoraggio ambientale costanti e precisi.
Negli ultimi anni il ruolo degli speleologi sta assumendo sempre maggiore importanza, perché questi esploratori, riuscendo ad arrivare in luoghi estremi e difficilmente accessibili, provvedono alla raccolta dei dati utili ai ricercatori.
Ma per effettuare ricerche e monitoraggi realmente efficaci, è necessario un approccio analitico competente e multidisciplinare.
«Il monitoraggio dei parametri ambientali in aree carsiche presuppone l’individuazione degli indicatori corretti da rilevare, la conoscenza e la capacità d’uso di strumenti adeguati nonché la raccolta, la gestione statistica e l’interpretazione dei dati raccolti» spiega lo speleologo Mauro Chiesi, direttore del seminario organizzato dalla Società Speleologica Italiana.
Grotte turistiche
La grotta del Bue Marino è un geosito di importanza comunitaria, soggetto a stringenti normative nazionali ed europee. È famosa a livello internazionale in quanto ultimo sito di riproduzione conosciuto per la foca monaca in Italia. Ha uno sviluppo esplorato di oltre 20 km e fa parte di un vasto e articolato sistema carsico che attualmente si estende per oltre 70 km e che ricopre un’area complessiva di quasi 29.000 ettari tra i comuni di Baunei, Dorgali e Urzulei.
La grotta da oltre 50 anni è visitata da decine di migliaia di turisti e da speleologi provenienti da tutto il mondo.
«Non esiste al mondo un hotspot di biodiversità equiparabile alle grotte del Bue Marino, non pensavamo che fosse possibile un simile risultato nell’area mediterranea, invece, dati alla mano, è al primo posto tra le grotte più ricche di fauna e biodiversità» ha commentato Fabio Stoch, biospeleologo di fama internazionale.
Gli esploratori del buio
La Società Speleologica Italiana (S.S.I.), fondata nel 1950, è l’associazione nazionale di riferimento per l’esplorazione e la documentazione del mondo sotterraneo ed è membro dell’Union Internationale de Spéléologie (U.I.S.) e della Fédération Spéléologique Européenne (F.S.E.).
Riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente come Associazione di protezione ambientale nel 1994, oggi continua a disegnare la geografia del buio con numerose pubblicazioni e azioni tese a comunicare e salvaguardare il mondo ipogeo, anche attraverso attività didattiche che educhino alla corretta e sicura frequentazione del mondo sotterraneo da parte degli esploratori.