Plastica biodegradabile, imballi in carta o in plastica riciclata. Sono queste alcune delle più frequenti alternative agli imballi di plastica “normale”. Ma sono davvero alternative ecologiche?
La risposta la fornisce il nuovo report di Greenpeace, che aiuta i consumatori a orientarsi nel dedalo di alternative per compiere scelte maggiormente sostenibili e davvero eco friendly.
La carta è meno sostenibile di quanto si pensi
La carta sembra un’alternativa alla plastica, ed è vista come un materiale con minore impatto ambientale.
«Eppure, se consideriamo che la carta deriva dal legno e le foreste sono ecosistemi con un’elevata biodiversità, di fondamentale importanza nella lotta al cambiamento climatico, non è difficile rendersi conto che una sostituzione degli imballaggi in plastica con quelli in carta finirà per avere un impatto gravissimo sulle foreste, sulla biodiversità e sul clima del Pianeta» spiega Greenpeace.
Plastica biodegradabile e riciclabile: cosa cambia?
Il ricorso alla plastica biodegradabile può creare confusione, a partire dal nome.
Con il termine bioplastiche ci si riferisce alla plastica di origine rinnovabile, che può essere biodegradabile oppure compostabile.
«I due termini in realtà non sono la stessa cosa. Spesso le bioplastiche sono costituite in gran parte da plastica tradizionale di origine fossile e sono biodegradabili solo in ambienti controllati, con particolari condizioni di temperatura e umidità che raramente si trovano in natura, mentre sono compostabili solo in specifici impianti industriali – spiega Greenpeace –. In mancanza di tali impianti, la plastica, che sia biodegradabile o compostabile, finisce per essere smaltita in discarica, bruciata o dispersa nell’ambiente, provocando gli stessi impatti della plastica tradizionale. Inoltre la maggior parte della plastica a base biologica proviene da colture agricole che, oltre a competere con la produzione di alimenti, cambiano l’uso del suolo e aumentano le emissioni di gas serra».
Anche le confezioni di plastica 100% riciclata non sono una buona soluzione. Sottolineare che il fatto che un prodotto sia riciclabile non significa che sarà riciclato: più del 90% di tutta la plastica mai prodotta non è mai stata riciclata.
L’unica alternativa è lo sfuso
L’unica alternativa davvero eco fiendly è rappresenta dai prodotti acquistati sfusi.
«È davvero urgente che le aziende produttrici di beni di largo consumo investano in modelli di consegna basati sul riuso, lo sfuso e la ricarica che non prevedano il ricorso a imballaggi monouso – conclude l’associazione –. È necessario che le multinazionali si prendano un impegno con i consumatori, dichiarano obiettivi di riduzione chiari e piani concreti per raggiungerli e smettendo di sprecare le risorse limitate del nostro Pianeta».
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