In questi ultimi mesi la caccia alle fake news è quasi diventata una moda, come se in passato la tendenza a raccontar frottole o quanto meno ad abbellire e “sistemare” secondo la propria comodità e convenienza le notizie e informazioni raccolte non fosse esistita. Oggi è probabilmente solo più vistosa ed estesa, accentuata dall’uso di comodi strumenti come Internet.
Anche il settore della divulgazione naturalistica non sfugge a questo malcostume. In questo caso però accanto a note fandonie così clamorose da diventare ridicole (es. il lancio di vipere dagli elicotteri) ne esistono molte altre, più subdole, che vengono chiamate «fattoidi»: sono racconti spiegati con argomenti verosimili, ma non verificati. Persuadono e resistono nel tempo nonostante le ripetute smentite perché sono curiosi e facili da ricordare, oltre a partire spesso da una iniziale base scientifica veritiera, che però viene manipolata e modificata, trasformandosi appunto in qualcosa di infondato e veicolando così un’informazione finale errata (sebbene spesso “intrigante”).
Di seguito ne ricordiamo dunque alcune tra le più comuni, con un occhio di riguardo al mondo degli animali, da sempre la nostra passione.
Le gobbe dei cammelli contengono scorte d’acqua
Il primo “falso” riguarda i cammelli e i dromedari. Al contrario di quel che comunemente molti pensano, le gobbe non contengono riserve di acqua liquida, come delle specie di taniche di scorta che l’animale trasporterebbe per sopravvivere alle lunghe traversate nel deserto. Piuttosto le gobbe sono formate da masse di grasso, che però hanno lo stesso scopo: assicurare l’alimentazione e l’idratazione per molti giorni, anche fino a tre settimane. Inoltre, i reni e l’intestino di questi animali sono così efficienti che riescono a trattenere e a riassorbire i fluidi maggiormente rispetto agli organi di altre specie simili. In questo modo tutta l’acqua organica verrà utilizzata al meglio.
I pipistrelli sono ciechi
La maggior parte delle persone pensa che i pipistrelli siano completamente ciechi, come le talpe, e che si muovano solo al buio utilizzando un specie di radar per orientarsi. Ciò è vero, ma solo in parte. Nel senso che in effetti utilizzano un sofisticato biosonar per volare e cacciare al buio, ma hanno anche gli occhi che funzionano perfettamente, anche se spesso soffrono di una forte miopia. L’apparato visivo, infatti, si è evoluto nel tempo per migliorare le prestazioni da vicino a scapito di quelle da lontano. In più sovente i pipistrelli cominciano le loro caccie al tramonto, quando in realtà c’è ancora luce ed esistono alcune grandi specie tropicali, come le volpi volanti, che non hanno nessun difetto nella vista e si spostano anche in pieno giorno, pianificando il volo senza l’aiuto del sonar.
I pipistrelli amano infilarsi tra i capelli
Questa è un’altra di quelle storie divenute ormai vere e proprie leggende, che reggono alle smentite più autorevoli: non c’è niente da fare, quando c’è un pipistrello che svolazza nei paraggi moltissime persone, e soprattutto le donne con le chiome più fluenti, diventano nervose. Ciò nonostante le ricerche del chirotterologo statunitense Merlin Tuttle, che a un certo punto, proprio per smentire questa diceria, cercò di capire se esisteva una qualche effettiva attrazione dei pipistrelli per i capelli umani. E non emerse nulla, nemmeno quando Tuttle provò più volte a prendere pipistrelli e a metterseli intesta, cercando di farli impigliare nei capelli; quelli proprio non volevano starci sulla capoccia di un umano, non si impigliavano, e appena potevano volavano via. Ma la leggenda rimane…
I bradipi sono pigri e passano tutta la vita sullo stesso albero
Non è vero che il bradipo è pigro: il simpatico animale non è in grado di muoversi velocemente a causa del suo particolare metabolismo, che è pari a solo il 40-45% di quello che ha la maggior parte degli animali di dimensioni simili alle sue. Infatti, a differenza degli altri mammiferi, i bradipi non sono capaci di mantenere la temperatura corporea costante e a causa di questa caratteristica, che li rende simili ai rettili, essi vivono solamente in ambienti tropicali umidi e con un clima mite tutto l’anno. Peraltro la lentezza dell’animale cambia in presenza di un pericolo: in questo caso il nostro amico diventa veloce, anche in acqua, dove risulta essere un ottimo nuotatore.
Circa il legame a vita con un solo albero, in effetti i maschi rimangono per tutta la loro esistenza in prevalenza su un’unica pianta che diventa il loro territorio, ma le femmine si muovono invece da un albero all’altro alla ricerca del partner e per lo svezzamento dei piccoli. Dopo la nascita del loro cucciolo, quando questi raggiunge la maturità sessuale, lasciano il loro vecchio albero al figlio rimettendosi in movimento.
Gli struzzi impauriti mettono la testa sotto la sabbia
La storia degli struzzi che nascondono la testa sotto la sabbia quando hanno paura è vecchissima: ne parlò addirittura 2000 anni fa Plinio il Vecchio, ottimo naturalista dell’Antichità ma con una certa tendenza a fare il “tuttologo”. La verità è un poco diversa e forse meno affascinante: gli struzzi, come molti altri uccelli (vedi i cigni), ingoiano piccoli sassi per favorire la digestione del cibo, ma per riuscire a trovarli sono costretti a rovistare nel terreno e a infilare anche la testa sotto alla sabbia. Quindi la paura non c’entra proprio nulla.
I cani dobermann ad una certa età impazziscono perché il loro cervello cresce in una scatola cranica troppo piccola
Non è vero niente. I dobermann hanno certamente un aspetto “cattivo” e aggressivo, soprattutto se con la coda mozza e le orecchie tagliate a punta (mutilazioni vietate in Italia dal 2011) e furono usati anche dalle SS durante il nazismo, ma in realtà tale razza fu selezionata in Germania nel 1870 per dar vita a un cane che mettesse in risalto le caratteristiche di coraggio, tempra e amore viscerale verso il padrone. E infatti essi, secondo le statistiche, sono molto meno aggressivi della media dei cani. Fra il 1985 e il 2009 in Italia ci sono stati 32 morti a seguito di attacchi da parte di cani di varie razze, ma tra tutte queste vittime neppure una è stata uccisa da un dobermann. Anche considerando poi i casi di ferimento, i dobermann risultano appena al trentacinquesimo posto fra i cani in Italia, tenendo anche conto della diffusione numerica delle varie razze.
Quindi i dobermann non sono feroci e tanto meno non impazziscono per la scatola cranica troppo piccola. Forse tale credenza potrebbe essere nata dal fatto che i dobermann hanno una certa vulnerabilità alla sindrome di Wobbler, che conduce a uno schiacciamento del canale neuronale delle vertebre cervicali con conseguenti manifestazioni di dolore quando il cane viene toccato nella parte sensibile. Peraltro questa sindrome è molto rara, non è esclusiva dei dobermann e non ha a che fare con lo sviluppo della scatola cranica.
Le vipere partoriscono sui cespugli per non farsi mordere dai piccoli
Secondo una certa credenza popolare ciò sarebbe appunto dovuto a una precauzione che le madri vipera prenderebbero per non farsi mordere (e quindi morire avvelenati) dai piccoli appena nati. A parte il fatto che, avendo prodotto tale prole, il sistema immunitario della femmina dovrebbe essere immune al veleno, in ogni caso le vipere partoriscono al suolo e i piccoli saranno in grado di mordere iniettando veleno solo dopo alcune settimane. Infatti, l’inoculare veleno anche per l’adulto è sempre uno stress, tanto è vero che in generale solo in un morso su tre avviene tale processo, mentre negli altri casi la vipera si limita a catturare le sue prede senza avvelenarle.
I tori si arrabbiano con il rosso
Anche in questo caso non è vero. In genere i bovini, così come molti Mammiferi, sono daltonici o vedono in bianco e nero. Nel caso dei tori è scientificamente dimostrato che essi distinguono solo il giallo e il blu. Pertanto la loro reazione al drappo rosso non è scatenata dal colore, ma esclusivamente dal movimento rotatorio.
I cobra si fanno ipnotizzare dal suono del flauto
In realtà il cobra, come molti serpenti, è pressoché sordo: quindi non reagisce alla musica, ma alle vibrazioni del suolo. Mentre suona, infatti, l’incantatore batte il piede a terra. Il cobra avverte il pericolo e si mette sulla difensiva. I lenti movimenti del flauto compiuti dal suonatore fanno credere al serpente di trovarsi di fronte ad un nemico: il rettile, allora, non danza, ma ondeggia insieme all’incantatore per tenere sotto controllo la situazione. La distanza ottimale è quella in cui il flautista si pone nè troppo vicino, per non permettergli di attaccare, ma neanche troppo lontano, per non farlo distrarre. In ogni caso a quasi tutti i serpenti utilizzati dagli incantatori sono state estratte o incise le ghiandole del veleno: non si sa mai!
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