Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports ha rivelato alcune caratteristiche ancora sconosciute sul Dodo (Raphus cucullatus), specie endemica dell’isola di Mauritius appartenente alla famiglia Columbidae estintasi nel XVII secolo.
Le ricerche sono state compiute da alcuni scienziati dell’Università sudafricana di Cape Town. Guidati dalla professoressa Delphine Angst, gli studiosi hanno analizzato i rari reperti della specie conservati nei musei.
Nessun predatore in natura
L’analisi delle ossa ha mostrato che la schiusa delle uova di Dodo avveniva in agosto e che nel mese di marzo i pulcini mutavano le piume. La crescita del Dodo era abbastanza veloce e questo probabilmente per sopravvivere alle tempeste tropicali che si abbattono sull’isola di Mauritius. Al contrario, la maturità sessuale degli individui veniva raggiunta molto tardi. Questo dato conferma il fatto che, in natura, il Dodo non avesse alcun predatore.
«Prima di questo studio si sapeva molto poco riguardo a questa specie – ha spiegato la dottoressa Angst –. Grazie alle moderne tecnologie, per la prima volta siamo riusciti a capire di più sul ciclo di riproduzione e crescita di questo animale».
Estinto in meno di cent’anni
L’ultimo avvistamento del Dodo risale al 1662. Meno di un secolo prima, l’animale era entrato in contatto per la prima volta con l’uomo.
Tra le cause di estinzione più accreditate c’è la distruzione dall’habitat del Dodo da parte dei coloni portoghesi e olandesi.
Non solo: lo studio ha evidenziato come l’introduzione di specie aliene sull’isola abbia avuto un ruolo cruciale nell’estinzione dell’animale. Maiali, ratti e cani portati dagli europei avrebbero, infatti, saccheggiato i nidi del Dodo, condannando questo animale unico all’estinzione.
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