Per coloro che cercano vacanze tranquille all’insegna dello sport praticato in una natura suggestiva tutta da scoprire e da osservare, l’Isola di San Pietro (Provincia di Carbonia-Iglesias, in Sardegna) rappresenta una meta ideale. Carloforte, unico paese di quest’isola dell’arcipelago del Sulcis sardo, è sede di una delle ultime tonnare del Mediterraneo (antica di cinquecento anni), posta lungo le rotte migratorie del tonno rosso o pinna blu dell’Atlantico (Thunnus thynnus), che a maggio risalgono dalle profondità oceaniche e si riuniscono in enormi banchi.
Velocissimi (per questo vengono detti “Tonni di Corsa”), questi banchi lambiscono le coste della Sardegna occidentale e qui si vengono a riprodurre; le femmine gonfie di sacche di uova (che seccate danno la famosa bottarga) e i maschi eccitati con le gonadi che producono abbondante liquido seminale (il lattume).
Assistere alla pesca o mattanza del tonno è un’esperienza suggestiva e coinvolgente; alla fine le reti della “camera della morte”, dove sono convogliati i pesci che entrano nella tonnara, vengono fatte risalire in superficie e i tonni vengono catturati da pescatori specializzati detti “tonnarotti”.
Purtroppo il futuro di questa, come di altre specie di tonno (pinna gialla, alalunga, codalunga) e di tonnetto (Katsuwonus pelamis), sembra messo in serio pericolo non certo da questi metodi di pesca, tutto sommato artigianali e tradizionali, ma dalla pesca industriale attuata con le grandi flotte di pescherecci che solcano il Mediterraneo, l’Atlantico e il Mar Nero.
Fortunatamente la specie viene attivamente monitorata e l’Unione Europea impone dei limiti nelle quote di pesca, stabiliti all’interno della politica comunitaria e dettati dalla Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tonnidi dell’Atlantico (ICCAT).
Un mare incontaminato
L’Isola di San Pietro è anche famosa per il suo mare incontaminato che varia dal blu topazio all’azzurro più cristallino, colori creati dalla trasparenza delle acque in base alla profondità delle coste e delle spiagge, a come soffiano i venti e al colore del cielo. L’isola era ben conosciuta dai Fenici (Enosim), dagli antichi greci che la denominarono “Hieracon Nèsos” (isola dei rapaci), e anche dai
romani, per i quali divenne poi “Accipitrum insula” (isola degli sparvieri); Hieracon e Acciptrum fanno comunque riferimento agli uccelli rapaci che l’isola ha sempre ospitato, non solo sparvieri ma una consistente colonia di falchi della regina (Falco eleonorae Ord. Falconiformes) che a tutt’oggi conta circa 120 coppie e che da sempre hanno nidificato sulle scogliere di Capo Sandalo, nella zona Nord-occidentale dell’isola; i falchi si lasciano facilmente osservare anche da chi costeggia in barca queste coste, protette oggi dalla caccia e dal bracconaggio, poiché fortunatamente custodite da un’Oasi Lipu, quella di Carloforte.
Falchi e berte maggiori (Calonectris diomedea) oltre che a Capo Sandalo si possono osservare con un poco di fortuna anche su alcuni isolotti rocciosi a poca distanza dall’Isola principale e denominati isolotti del Toro, della Vacca e del Vitello. Qui vive anche un rettile endemico: la lucertola mediterranea del Toro (Podarcis tiliguerta toro).