Se osservato dalla Via Flaminia – l’antica strada consolare che da Roma portava a Rimini passando per Gubbio e l’Appennino umbro-marchigiano – il Monte Cucco non sembra niente di speciale: soltanto un bel rilievo morbido e regolare rivestito di boschi e con la sommità spoglia.
Tuttavia, sotto la vegetazione si nasconde un mondo intero. Cucco, infatti, in dialetto eugubino, vuol dire cavo, vuoto, e il nome deriva dalla peculiarità della vetta e delle montagne più piccole che la circondano di sorgere su un reticolo sotterraneo di passaggi e cavità, scavati da acqua e gas nel corso di milioni di anni.
Oggi una piccola parte di questo regno sotterraneo si può esplorare con un’escursione unica e non troppo impegnativa che combina trekking e speleologia.
L’itinerario: lungo il versante orientale
L’escursione parte da Pian di Monte, un bel pascolo sul versante sud-est del Monte Cucco, a circa 1.250 metri di altitudine. È una piattaforma di lancio amata dai deltaplanisti (che la chiamano “Decollo Sud”), che qui trovano condizioni uniche per il volo e l’atterraggio.
Guardando verso la cima del monte si prende il sentiero n. 2 che parte sulla destra (versante est) con media pendenza e prosegue lungo una strada carrozzabile molto sconnessa. Dopo pochi minuti e superate alcune belle praterie punteggiate dai cespugli gialli della ginestra stellata, si entra nel bosco di faggio.
Gli alberi sono ravvicinati e bassi, prostrati dal vento impietoso dell’inverno. Il sottobosco, in primavera, si anima di candide fioriture di aglio ursino. In breve si esce ancora allo scoperto, lungo il versante est del monte.
Rinomata meta per i torrentisti
In basso si trova la Vallata del Rio Freddo, una forra spettacolare scavata dal torrente nella roccia calcarea. Da questa posizione la vegetazione del fondovalle impedisce la vista del corso d’acqua, indimenticabile meta per il torrentismo, ma è comunque possibile apprezzare il lavoro che l’acqua ha svolto nel tempo sulle vertiginose pareti, alte anche decine di metri.
In meno di un’ora si raggiunge l’ingresso della grotta, chiuso da un cancello. Sulle pareti di roccia circostanti, lungo le quali sfrecciano le rondini montane, si aggrappano le rosette di Saxifraga paniculata o i delicati (e molto più rari) fiori gialli di Primula auricola. Guardando verso l’antro, invece, si intravede una lunga scala metallica sprofondare nel buio all’interno del monte.
Ben 30 chilometri di gallerie
Alcuni pionieri si avventurarono qui già nel Cinquecento, ma le prime esplorazioni ufficiali risalgono al 1720, con il conte Girolamo Gabrielli, e alla fine dell’Ottocento, con lo speleologo Gian Battista Miliani. L’esplorazione dei numerosi pozzi e rami laterali della grotta è stata invece compiuta dal Centro Escursionistico Speleologico Naturalistico (CENS, con sede a Costacciaro), che ha raccolto moltissimi dati su questo complesso, tra i più studiati in Europa.
Le grotte del Monte Cucco, infatti, sono speciali non soltanto perché frutto della dissoluzione del calcare causata dalle acque meteoriche, ma anche perché i grandi varchi sono stati aperti dall’azione di gas acidi provenienti dalla parte più bassa della crosta terrestre. Alla sinergia dei due fattori si deve la grande dimensione del complesso: 30 chilometri di gallerie profonde fino a 900 metri.
A seguito di queste importanti scoperte, una piccola porzione della grotta è stata resa visitabile. L’escursione è indimenticabile, un’autentica avventura, assai diversa dalla più comoda visita delle famose Grotte di Frasassi, che si trovano nelle Marche, a meno di un’ora da Costacciaro.
Una sequenza di grandiose “sale” sotterranee
Si accede alla grotta attraverso una scala metallica lungo il Pozzo Miliani, 27 metri di profondità. Si percorre quindi, per 800 metri, un percorso su terra, debolmente illuminato da luci che vengono spente subito dopo il passaggio del gruppo, anche per non disturbare le colonie di pipistrelli presenti, quelle del vespertilio smarginato e del ferro di cavallo maggiore.
Una serie di scale e passerelle in acciaio conducono quindi a una serie di ambienti grandiosi, uno più spettacolare dell’altro: la Cattedrale, la Sala Margherita, alta più di 60 metri, la Sala del Becco, la Sala delle Fontane, il Passaggio Segreto, infine Sala Terminale.
Si risale in superficie dopo circa un’ora attraverso una scala metallica che si fa largo tra le rocce di un pozzo, alto 8 metri e piuttosto angusto, che sbuca sul versante nord della montagna.
L’uscita è sul versante nord-ovest del monte, sopra Pian delle Macinare, una piana attraversata da ampie radure e lembi di antiche foreste di faggio.
Un ripido sentiero in discesa porta al bus navetta in meno di mezz’ora. Per rientrare, se il tempo lo consente, si può anche seguire il sentiero n. 15, che gira attorno al monte, o il n. 14, che risale fino alla vetta, 200 metri più in alto. Entrambi i tracciati attraversano le praterie e il versante ovest del Monte Cucco, che regala un ampio panorama sulle colline di Gubbio.
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