Sembrano volare pericolosamente vicini ai palazzi, quasi a sfiorarli, per poi cambiare rapidamente direzione, con un impercettibile movimento delle ali. Volatori provetti e instancabili i rondoni hanno una vita incredibile, passata praticamente sempre in volo, compiendo migrazioni che razionalmente sarebbero impensabili per un animale che pesa pochi grammi. I rondoni affrontano incredibili viaggi che li portano praticamente in tutto il mondo, partendo dalle foreste pluviali dell’Africa centrale, dove trascorrono il periodo che va dalla nostra tarda estate all’inizio della primavera nell’emisfero boreale. La gran parte della loro vita si svolge in volo e gli unici momenti in cui toccano sono quelli dedicati alla riproduzione. Il resto della vita tutte le specie di rondoni lo trascorrono nel cielo anche grazie alla capacità di riuscire a dormire in volo, spegnendo mezzo emisfero cerebrale alla volta e restando vigili con l’altra metà, un comportamento studiato anche nei cetacei.
Il nido in volo
Partono prima dell’inizio della primavera dalle foreste africane e si dirigono verso l’Europa oppure l’Asia, raggiungendo anche paesi dell’estremo nord come la Finlandia oppure sorvolando alte vette come il massiccio dell’Himalaya. L’importante è che l’aria sia piena di insetti, del loro cibo, e che ci sia la possibilità di trovare spazi accoglienti dove riprodursi. Scogliere, fenditure, grotte ma anche edifici urbani. Una vita complessa quella del rondone che non costruisce un nido per come lo conosciamo abitualmente, come ad esempio fanno le rondini o i balestrucci, ma sfrutta le cavità per allestire all’interno un morbido nido, come se si trattasse di un nido all’interno della struttura protetta, dove deporre e covare le uova. Nemmeno quest’attività però è facile in quanto il rondone non si posa mai e tutto quello che gli serve per il nido lo deve raccogliere, letteralmente, al volo. Le corte zampe, con quattro dita, servono infatti per aggrapparsi ma non per potersi muovere con naturalezza. La sua conformazione, zampe cortissime e ali lunghe, non gli permette di riprendere il volo una volta toccato terra e quindi il rondone, per riconquistare il cielo, deve letteralmente gettarsi nel vuoto. Cosa che faranno i pulcini una volta pronti a abbandonare il nido.
Vita dura per i rondoni
La vita del rondone nel nostro paese si è complicata con il passare degli anni a causa del cambio della struttura dei palazzi, che hanno sempre meno “buchi” dove il rondone possa decidere di deporre le uova. Restano così i vecchi palazzi, i castelli e le chiese ma anche qui le cose nel tempo si sono modificate. Per contrastare la colonizzazione dei piccioni infatti molte aperture presenti nelle strutture architettoniche sono stati chiuse, togliendo così ai rondoni i posti dove poter nidificare.
Al Castello Sforzesco di Milano, per secoli, i rondoni hanno trovato un luogo sicuro, grazie alla presenza delle cosiddette buche pontaie. Queste aperture venivano utilizzate ai tempi della costruzione per fissare i ponteggi, necessari per erigere una struttura così imponente e, in seguito, anche per garantire la possibilità di eseguire opere di manutenzione. Ma di restauro in restauro, con l’avvento delle nuove tecniche edilizie, la disponibilità delle buche pontaie continuava a scendere di numero, anche nel tentativo di evitare al loro interno l’insediamento dei piccioni. Carri gru, ponteggi in ferro e nuove tecniche di restauro hanno così causato un declino dei siti di nidificazione.
Il progetto per riportali in città
Grazie a un finanziamento ottenuto dalla Fondazione Cariplo l’associazione Progetto Natura ha dato vita a un programma di sensibilizzazione della città sulle esigenze dei rondoni e sulla loro importanza. SOS Rondoni ha così ottenuto Il coinvolgimento del Comune di Milano, degli Ordini professionali e anche dei cittadini, utilizzando in modo sapiente la loro pagina Facebook. In questo modo hanno fatto accendere i riflettori sulla vita e sull’importanza di tutelare i rondoni, con attività divulgative ma anche pratiche. Sono state riaperte una serie di buche pontaie e sono state lasciate libere aperture dove solo i rondoni possano nidificare, anche in virtù di una capacità di governo del volo senza pari. Progetto Natura ha poi collocato nidi artificiali video sorvegliati così da raccogliere, in tempo reale, nuove e interessanti informazioni sulla vita dei rondoni, coinvolgendo l’intera città che poteva seguirli sui social e sul sito.
Un progetto di particolare interesse ha riguardato la basilica di Santa Maria presso San Satiro, sempre a Milano, dove le buche pontaie erano state occluse con dei parallelepipedi di rete metallica, per scoraggiare la nidificazione dei piccioni. Queste reti in molti casi consentivano la nidificazione dei rondoni, avvezzi a entrare in piccole aperture, ma spesso ne causavano la morte. Poteva infatti succedere che i rondoni, in questo caso quelli comuni (Apus apus), potessero restare imprigionati, morendo di stenti. Per ovviare questo problema, grazie alla collaborazione dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Milano, con l’appoggio del parroco di San Satiro, Monsignor Gianni Zappa, della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano e anche alle attività della Magistri s.r.l., che ha realizzato l’intervento di restauro, sono state riaperte circa 120 buche pontaie. Questa riapertura selettiva consente la nidificazione dei soli rondoni, grazie al posizionamento di mattoni appositamente realizzati che hanno ridotto il lume di accesso alle buche pontaie. In questo modo è stato lasciato uno spazio piccolo ma sufficiente, dove gli acrobati del cielo potevano infilarsi senza problemi e così è stata recuperata e messa in sicurezza una colonia importante di rondoni.
Milano sta diventando una città sempre più a misura di rondone, ma non solo perché molte specie di uccelli vivono stabilmente in città anche se pochi milanesi lo sanno. Grazie a queste attività la città si è assicurata la presenza di questi incredibili volatori, ma è soltanto l’inizio di questo progetto.
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