“Sono una volpe”, disse la volpe.
“Vieni a giocare con me”, le propose il piccolo principe, sono così triste…”
“Non posso giocare con te”, disse la volpe, “non sono addomestica”.
“Ah! scusa”, fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse: “Che cosa vuol dire addomesticare?” (Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe)
Uno dei passi più celebri del Piccolo Principe è diventato realtà: le volpi sono state addomesticate.
L’esito dell’esperimento, iniziato mezzo secolo fa in Russia, è stato reso noto in questi giorni da un reportage condotto dalla BBC.
In sole quattro generazioni alcune volpi sono state addomesticate e ora, cresciute “in famiglia” come cuccioli di cane o gatto, cercano il contatto con l’uomo.
Come è stato condotto l’esperimento
L’idea di addomesticare uno degli animali più elusivi e indipendenti è venuta a Dmitry Belyaev, ormai deceduto genetista dell’Istituto di Citologia e Genetica di Novosibirsk. Tutto è cominciato con alcuni individui di volpe che erano tenuti in gabbia: Belyaev notò che alcuni di questi erano meno aggressivi e, anzi, maggiormente curiosi verso l’uomo. Le volpi più mansuete e socievoli sono state fatte accoppiare tra di loro e, nel giro di sole quattro generazioni, si è arrivati ad ottenere una cucciolata composta da volpi che non solo non hanno alcuna paura dell’uomo, ma anzi ne cercano il contatto.
Lyudmila Trut, che ha portato avanti l’esperimento dopo la morte del genetista, ha riferito che in queste volpi si riscontrano atteggiamenti tipici dei cani, tra cui lo scodinzolare.
Volpi cambiate fisicamente
L’addomesticazione ha anche cambiato i connotati fisici delle volpi. La generazione addomestica presenta, infatti, arti più corti e meno adatti alla fuga veloce e una testa più grande. Inoltre, in questi individui sono stati registrati maggiori livelli di serotina, mitigando la naturale aggressività dell’animale.
Rimane da chiedersi quale fosse la necessità di addomesticare le volpi. Forse neanche il Piccolo Principe lo avrebbe voluto.
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