Venti companies si sono rese responsabili – dal 1965 a oggi – di oltre un terzo delle emissioni totali di anidride carbonica.
È quanto emerge dalla nuova inchiesta pubblicata dal Guardian che ha svelato i nomi dei venti big dell’inquinamento, stimandone le emissioni in mezzo secolo.
Quali sono
Secondo i dati pubblicati dalla testata britannica, le prime venti società della lista avrebbero contribuito al 35% delle emissioni globali di CO2 e di metano. Complessivamente, si tratterebbe di 480 miliardi di tonnellate, immesse nell’atmosfera dal 1965.
Tra le compagnie, alcune sono società private mentre altre, invece, sono di proprietà dello Stato.
In cima alla lista dei grandi inquinatori c’è la Saudi Aramco, responsabile dell’immissione in atmosfera di 59.26 miliardi di tonnellate di inquinanti.
Seguono Chevron e Gazprom che, assieme, si fermano poco sotto la quota dei 100 miliardi.
A completare la lista ci sono ExxonMobil (41.90 miliardi), National Iranian Oil Co (35.66), BP (34.02), Royal Dutch Shell (31.95), Coal India (23.12), Pemex (22.65), Petróleos de Venezuela (15.75), PetroChina (15.63), Peabody Energy (15.39), ConocoPhillips (15.23), Abu Dhabi National Oil Co (13.84), Kuwait Petroleum Corp (13.48), Iraq National Oil Co (12.60), Total SA (12.35), Sonatrach (12.30), BHP Billiton (9.80) e Petrobras (8.68).
Il prezzo lo pagano tutti i cittadini
Le conseguenze dell’inquinamento prodotto da appena 20 aziende ricade tutto sulla collettività. «La grande tragedia della crisi climatica è che sette miliardi e mezzo di persone devono pagare un prezzo altissimo affinché un paio di dozzine di interessi inquinanti possano continuare a realizzare profitti record. È il grande fallimento morale del nostro sistema politico, che ha permesso che ciò accadesse» spiega al Guardian lo scienziato Michael Mann.
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