La qualità dell’aria delle città italiane continua a essere pessima e a poco sono valsi i piani messi in campo fino a oggi per limitare l’ inquinamento atmosferico.
Sono dati poco confortanti quelli che emergono da Mal’Aria, il nuovo dossier di Legambiente sull’inquinamento.
«In Italia continua a pesare enormemente la mancanza di una efficace strategia antismog e il fatto che in questi anni l’emergenza inquinamento atmosferico è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente –. A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti. L’inquinamento atmosferico a oggi continua a essere un’emergenza costante nel nostro Paese non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o legate alla sola stagionalità invernale».
Quali sono le cause dell’inquinamento
Secondo Legambiente, le principali fonti di emissione sono il riscaldamento domestico, le industrie e le pratiche agricole. Anche i mezzi di trasporto giocano un ruolo di primo piano, con l’auto privata che continua a essere di gran lunga il mezzo più utilizzato; secondo i dati del report se ne contano 38 milioni che soddisfano complessivamente il 65,3% degli spostamenti degli italiani.
422 morti in Europa
La soglia annuale di sforamento dei limiti giornalieri è di 35 giorni all’anno per il Pm10 (fissato per legge a 50 μg/mc, come media giornaliera) e di 25 giorni all’anno per l’ozono (limite fissato a 120 μg/m3, calcolato come massimo giornaliero della media mobile su 8 ore).
Oltre questi parametri l’inquinamento diventa un problema per la salute dei cittadini, come dimostrano le morti premature legate proprio all’inquinamento atmosferico.
Stando ai dati dell’Agenzia Europea per l’ambiente, nei paesi del Vecchio Continente sono oltre 422mila le morti premature all’anno per inquinamento atmosferico; l’Italia si colloca tra i paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione. Solo nel 2015, le morti riconducibili all’inquinamento atmosferico sono state 60.600.
Le città dove si respira peggio
Nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l’ozono.
La città che lo scorso anno ha superato il maggior numero di giornate fuorilegge è Brescia con 150 giorni (47 per il Pm10 e 103 per l’ozono), seguita da Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l’ozono), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121).
A eccezione di Novara, Verbania, Cuneo e Belluno tutte le città capoluogo di provincia dell’area padana hanno superato almeno uno dei due limiti.
Scendendo lungo la Penisola, la prima città non ubicata nella pianura padana è Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento (83 per il Pm10 e 33 per l’ozono), seguita da Genova con 103 giorni (tutti dovuti al superamento dei limiti dell’ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l’ozono) e Terni con 86 (rispettivamente 49 e 37 giorni per i due inquinanti).
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com