Dal disastro nucleare del 2011 ad oggi, a Fukushima, si sono contati 1600 decessi. Nessuna di queste morti è, però, legata alle radiazioni fuoriuscite dai reattori delle centrali. I decessi sarebbero, invece, da imputare allo stress, al panico e ai traumi che gli abitanti della città costiera del Giappone hanno vissuto nei giorni immediatamente seguenti al quell’ 11 marzo di quattro anni fa.
Il 90% delle persone decedute ha più di 66 anni. L’evacuazione, l’alloggio in strutture d’emergenza e l’incertezza per quanto il futuro avrebbe potuto riservare sono state tutte concause che hanno contribuito ai decessi, hanno spiegato gli esperti dell’ International Atomic Energy Agency, che nelle scorse settimane si sono riuniti a Tokyo.
“Il governo è andato nel panico – ha spiegato durante la conferenza Mohan Doss, medico del Fox Chase Cancer Center di Philadelphia -. Gli ospiti delle case di riposo e delle strutture sanitarie sono stati evacuati in fretta e furia e messi ad alloggiare in tensostrutture o in palestre. Il tasso di suicidi è stato alto”.
Secondo il dottor Doss, il tasso di radiazione a cui i residenti sarebbero stati esposti restando nelle proprie abitazioni sarebbe stato nell’orine di 4 millisievert annui, ovvero poco più dei 2,4 millisievert che la crosta terreste rilascia e, in questi quattro anni, si sarebbero raggiunti al massimo i 70 millisievert, poco più di quelli rilasciati nel corso di una radiografia.
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