A sei anni di distanza dal disastro di Fukushima, il Governo giapponese ha annunciato che, entro la fine di marzo, ritirerà l’ordine di evacuazione per i 6mila cittadini di Iitate, villaggio che si trova a breve distanza da uno dei reattori andati distrutti nel 2011.
La prefettura di Iitate si estende su un territorio di 200 chilometri quadrati, il 75% del quale è costituito da foreste montane. Proprio nelle foreste, i livelli di radiazioni registrati sono pari a quelli attuali nella zona di esclusione di Chernobyl, territorio che a più di 30 anni dal disastro nucleare è ancora interdetto alla popolazione.
«I valori di radioattività sono relativamente elevati, sia all’interno che all’esterno delle case, e mostrano che esiste ancora un rischio radiologico inaccettabile – ha spiegato Ai Kashiwagi della campagna Energia di Greenpeace Giappone –. I cittadini che torneranno a Iitate saranno esposti al rischio equivalente a quello di una radiografia del torace a settimana. Questo non è normale o accettabile».
Il Governo nipponico, inoltre, ha affermato di non aver ancora effettuato alcuna valutazione delle dosi di radiazioni a cui saranno sottoposti, nel corso della vita, i residenti che torneranno a popolare i siti contaminati.
«Chiediamo al governo di assicurare completo sostegno economico ai cittadini (le compensazioni agli sfollati non sono più erogate dallo scorso anno, ndr.), in modo che nessuno sia costretto a tornare sui luoghi contaminati solo per ragioni economiche», ha concluso Kashiwagi.
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