L’acqua radioattiva delle centrale di Fukushima potrebbe essere sversata nel Pacifico.
La sconvolgente proposta è stata fatta dall’uscente ministro dell’Ambiente giapponese, Yoshiaki Harada.
La dichiarazione è stata accolta con sconcerto anche dall’esecutivo del primo ministro Shinzo Abe, che ha tenuto a precisare come si tratti di un’idea personale del ministro e non di un piano ufficiale del governo.
Quanta acqua c’è e dove è stoccata
Il tempo per trovare un luogo di stoccaggio all’acqua di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima contaminata dal disastro nucleare del 2011 sta però terminando: la società Tokyo Electric Power Co (Tepco) che sta gestendo la decontaminazione dell’impianto nucleare ha fatto sapere che i silos per lo stoccaggio dell’acqua radioattiva di Fukushima sono quasi colmi.
Entro il 9 agosto 2022 sarà necessario, dunque, trovare un nuovo sito dove smaltire l’acqua contaminata che – complessivamente – ammonta a un milione di tonnellate.
Quali sono le opzioni per l’acqua di Fukushima
Che fare, dunque, dell’acqua contaminata da scorie radioattive? Tra le opzioni sul tavolo del governo giapponese c’è quella di interrarla in profondi pozzi di calcestruzzo a prova di perdita o, ancora, di iniettarla negli strati geologici più profondi.
A rendere pericolosa l’acqua di Fukushima impiegata a seguito dell’incidente per raffreddare i reattori è la presenza di trizio, un isotopo dell’idrogeno a bassa radioattività
Ma ci sono già state contaminazioni
Intanto, qualunque sia la decisione che verrà presa, per decontaminare l’area della prefettura di Fukushima serviranno secoli: documenti pubblicati lo scorso anno dal Telegraph sostenevano che – oltre al trizio – l’acqua contenesse anche forti concentrazioni di rodio, cobalto, stronzio e iodio.
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