A cinque anni esatti dal disastro di Fukushima, Greenpeace Giappone ha reso noto il rapporto Radiation reloaded che svela i reali danni e le conseguenze che il tragico incidente ha avuto.
L’esito delle ricerche è allarmante: gli impatti ambientali del disastro nucleare avranno conseguenze per secoli su foreste, fiumi e territorio.
La dinamica del disastro
Sono le 14.46 dell’11 marzo 2011 quando, al largo delle coste della regione di Tohoku – nel Giappone nord – occidentale, una scossa di magnitudo momento 9 genera uno tsunami che si abbatte sulla terraferma con onde alte fino a 10 metri.
Gli eventi che ne conseguono sono un crescendo di drammaticità: le onde spazzano via chilometri di coste.
I dispersi sono oltre 4.600, le vittime più di 15.700. 130mila sfollati e 332mila edifici rasi al suolo, tra cui una moltitudine di infrastrutture distrutte dalla forza dell’acqua.
Secondo i dati, questo è lo tsunami più violento mai registrato in Giappone e il settimo per intensità a livello globale.
Il peggio, però, deve ancora venire. Le scosse hanno danneggiato gravemente quattro dei sei reattori della centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi. I sistemi di sicurezza si rivelano inefficaci. Le pompe si bloccano, impedendo il raffreddamento dei reattori. I dispositivi di riserva non entrano in funzione e a questo punto si verificano una serie di esplosioni, con la conseguente fuga di radioattività. La situazione più critica è quella che si verifica nel reattore 3, alimentato a Mox, un combustibile contenente plutonio.
Il disastro di Fukushima sarà secondo solo a quello di Chernobyl, del 1986, per fuoriuscita di materiale radioattivo.
Impatti ambientali devastanti
A cinque anni di distanza la situazione in quelle zone resta ancora molto grave.
Gli elementi radioattivi a lunga vita, infatti, sono stati assorbiti da piante e animali e riconcentrati tramite le catene alimentari. Lo scioglimento delle nevi, le inondazioni e i tifoni hanno trascinato le sostanze radioattive nel Pacifico.
Secondo Greenpeace ci vorranno centinaia di anni prima che la situazione torni ad essere normale.
Le analisi commissionate dall’associazione ambientalista, inoltre, mostrano come elevante concentrazioni di radioelementi siano state trovate nelle nuove foglie delle essenze arboree e nel polline.
Sempre per quanto riguarda la flora, nella zona si sono verificate mutazioni nella crescita degli abeti con l’aumento di livelli di radioattività.
Ma non solo: sono sparite 57 specie di uccelli e si sono riscontrate mutazioni ereditarie nelle farfalle Pseudozizeeria maha. Il Dna dei vermi nelle zone è risultato altamente danneggiato e si è persino verificata una significativa riduzione della fertilità negli individui di rondine comune.
Infine, l’ecosistema degli estuari dei fiumi è stato contaminato da sostanze radioattive e nei pesci d’acqua dolce di importanza commerciale sono stati rinvenuti livelli di cesio pericolosamente alti.
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