Cina, durante gli anni della Rivoluzione culturale. È questo il contesto in cui viene ambientato Il re degli alberi, di Acheng.
Un racconto molto conosciuto e diffuso alcuni anni fa e oggi quasi completamente dimenticato. La storia è molto attuale, anche se il contesto è differente, proprio per questo possiamo ritenere Il re degli alberi un classico, poiché è valido sempre.
Naturalmente non entrerò nel dettaglio della trama, sperando che il maggior numero di persone possa trovarlo (è di difficile reperibilità al momento) e leggerlo. Accenno solo al fatto che un gruppo di uomini provenienti dalle avanzate e progredite città, su ordine del governo, deve deforestare intere regioni, abbattendo gli alberi inutili e piantando alberi utili, quelli che producono frutti, quelli che hanno un ottimo legno, quelli che… quelli che si traducono in denaro per l’uomo, in poche parole.
Si tratta di frutti per gli uomini, di legno da ardere o da costruzione per l’uomo. Come si potrà presumere, risulta evidente il valore meramente economico che viene associato alla Natura, privandola della sua stessa essenza.
Nel testo si capisce chiaramente: non si tratta di ricercare aree coltivabili o di coltivare determinati tipi di alberi; qui si tratta di intere montagne ricoperte di foreste. Quanto somiglia alla situazione che tuttora persiste in diverse parti del mondo. Ma non occorre andare nella foresta amazzonica per comprendere questo fatto.
Purtroppo ovunque, anche nei nostri boschi, troppe persone sono indifferenti e, peggio ancora, incuranti del mondo che le circonda, lasciando sporco, spezzando rami a caso solo per divertirsi, vagare in motocross in zone proibite, disorientando gli animali e distruggendo i sentieri, gettando mozziconi di sigarette per terra (anche nel bosco!) e chi più ne ha più ne scriva. Il libro parla anche di questo, perché chi vuole abbattere gli alberi “inutili” non si pone una domanda fondamentale: ma qual è il vero e originario valore della Natura? Solo e per forza pecuniario?
Queste parole sembrano essere state scritte ieri per il momento presente come monito per il domani; il tempo (e il mondo) sono di tutti e sono sacri.
Li li cominciò a irritarsi, ma poi, dopo aver riflettuto un attimo, chiese calmo: – Quest’albero non si può abbattere? -. Sempre indicandosi il petto il Grumo rispose: – Tagliando qui lo puoi abbattere -. Spazientito Li li sbottò: – Quest’albero dev’essere abbattuto! Occupa molto spazio che potrebbe essere usato per piantarvi alberi utili! – Quest’albero non è utile? – chiese il Grumo. – Certo che no. A che serve? Ci si possono fare ciocchi per il fuoco? O mobili? O case? Non ha un gran valore economico -. Il Grumo rispose: – Secondo me è utile. Io sono un uomo semplice, non so spiegare a cosa serve, ma esser cresciuto fino a diventare così grande non è una cosa da poco. Se fosse un bambino, colui che l’ha nutrito non l’abbatterebbe -. Li li scuoteva la testa esasperato: – Nessuno ha piantato quest’albero e di alberi selvatici come questo ce ne sono fin troppi. Se non ci fossero, avremmo da tempo portato a termine la grande impresa di messa a coltura delle terre. Per dipingere i quadri più nuovi e più belli ci vuole un foglio di carta bianca. Questi alberi sono un ostacolo, vanno abbattuti. Noi stiamo facendo la rivoluzione, non stiamo crescendo un bambino!
Il Grumo ebbe un tremito lungo tutto il corpo, e abbassando lo sguardo disse: – Avete tanti alberi da abbattere per i quali io non posso intromettermi. – Appunto, tu non puoi intrometterti! – disse Li li. Sempre a occhi bassi il Grumo continuò: – Ma quest’albero deve rimanere, anche se gli alberi di tutta la Terra dovessero venire abbattuti, uno deve restare, come testimonianza. – Testimonianza di che? – chiese Li li. – Di quello che ha fatto il Padre celeste -. Li li scoppiò a ridere: – L’uomo trionfa sulla natura. È stato il Padre celeste a coltivare i campi? No, sono stati gli uomini, per nutrirsi. È stato il Padre celeste a forgiare il ferro? No, sono stati gli uomini, per farne degli utensili con cui trasformare la natura, compreso il tuo Padre celeste.
Acheng, Il re degli alberi
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