Per quanto riguarda il consumo di acqua minerale in bottiglia l’Italia è seconda a livello globale solo al Messico.
Nel Belpaese ci sono oltre 260 marchi di acqua distribuiti in circa 140 stabilimenti, che imbottigliano oltre 14 miliardi di litri ogni anno.
Sono questi i numeri che emergono dal dossier di Legambiente “Acque in Bottiglia”, che mette sotto la lente una delle industrie più redditizie ma che, allo stesso tempo, esercita un impatto considerevole sull’ambiente.
Così in Europa
In Italia il consumo pro capite di acqua in bottiglia è di 206 litri all’anno.
Molto più di quanto avviene in Germania (177,3 litri a testa), in Ungheria (131,1 litri) e in Francia (122 litri).
Non solo: la richiesta di acqua in bottiglia nel nostro Paese continua a crescere: nel 2017 sono stati imbottigliati 14 miliardi di litri mentre nel 2010 erano stati “solo” 12 miliardi.
Il settore dell’acqua in bottiglia in Italia non conosce crisi: ogni anno genera un giro d’affari che vale 10 miliardi di Euro, con un fatturato per le sole aziende imbottigliatrici di 2,8 miliardi di Euro, secondo quanto stimato dai rapporti di settore.
Le aziende pagano un canone irrisorio
Nonostante le cifre considerevoli, solo lo 0,6% arriva nelle casse dello Stato.
Le aziende, infatti, pagano alle Regioni nelle quali vi sono i propri stabilimenti canoni che raggiungono al massimo 2 millesimi di Euro al litro, vale a dire un costo di 250 volte inferiore rispetto al prezzo medio di vendita dell’acqua in bottiglia.
«Nonostante sia un bene primario, l’acqua continua spesso a essere gestita come se fosse proprietà privata a vantaggio di pochi che si assicurano enormi guadagni a discapito dei cittadini, dell’ambiente e delle stesse casse statali», ha detto l’associazione ambientalista.
La proposta
Secondo Legambiente bisognerebbe portare il canone pagato allo Stato a 20 Euro per ogni metro cubo, cioè due centesimi per ogni litro di acqua imbottigliata.
In questo modo, nelle casse dell’erario potrebbero arrivare 280 milioni di Euro in più ogni anno.
«In Italia – scrive Legambiente nel suo rapporto – nessuno si indigna del fatto che una risorsa pubblica così preziosa, che avrebbe bisogno di una gestione attentissima, oggi venga svenduta per pochi millesimi di euro al litro a fronte di guadagni stratosferici per chi la gestisce come se fosse una proprietà privata. Per di più ci viene fatto credere che l’acqua in bottiglia sia migliore di quella del nostro rubinetto. La verità è che, mentre acquistiamo una cassa d’acqua al supermercato, in quel momento stanno guadagnando tutti, tranne noi e l’ambiente».
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