L’agricoltura biodinamica rappresenta un importante asset economico, sociale e culturale per l’Italia. “Il primo fatto di cui tutti i biodinamici sono fieri è che la nostra agricoltura, a differenza di quella convenzionale, non toglie risorse e fertilità alla terra, ma gliele restituisce” afferma il presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica Carlo Triarico. “Ci sono però anche altri motivi di orgoglio: le 4.500 aziende agricole biodinamiche italiane sono ancora oggi una piccola realtà, ma la crescita, soprattutto a livello di lavoro per i giovani, è provata dai numeri.
Gli agricoltori biodinamici vendono il 60% della loro produzione all’estero: in Germania, in buona parte, ma anche in Paesi in cui si apre l’era del consumo di prodotti buoni, puliti e sicuri”.
A confermare questi dati sono stati i numerosi interventi di imprenditori e agricoltori al congresso dell’Associazione dedicato al tema “Oltre Expo. Alleanze per nutrire il Pianeta”.
In un prossimo futuro la frontiera del bio è destinata ad allargarsi prepotentemente verso altri Paesi. A riprova, i numeri della crescita tumultuosa del biologico in Cina, diventata lo scorso anno il quarto biomercato mondiale, con 2,4 miliardi di euro di fatturato.
“Ora tocca alle politiche di sistema fare la loro parte. Per questo chiediamo anche che il biologico e il biodinamico diventino temi portanti di Expo 2015. Oggi, negli incontri preparatori, sono assenti!” sottolinea Triarico.
E questo congresso ha chiesto che ci sia, invece, un impegno e delle prese di responsabilità collettive nei confronti di un’agricoltura che cura la terra, non usa pesticidi, mitiga i cambiamenti cimatici ed è fondata su prezzi giusti per gli agricoltori e i lavoratori.
di Luca Serafini
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