Se Milano avesse ottenuto l’assegnazione di Expo proponendosi di parlare di moda, oppure, che so, futures e hedge fund, forse ci sentiremmo meno presi in giro. Invece no, a Milano si discuterà di come nutrire il pianeta, ossia di come combattere le iniquità create da un sistema economico insensato nel quale alcuni hanno più di quello di cui hanno bisogno e molti altri non hanno abbastanza. A Milano!!!
Il capoluogo lombardo è la città italiana che più di ogni altra celebra da decenni la ricchezza come modello di sviluppo. È la città dello shopping nel Quadrilatero della moda, della fashion week, delle passerelle, dell’hotellerie e della ristorazione di lusso, dell’alta finanza che crea e alimenta diseguaglianze sociali e ingiustizie.
Cosa faranno gli espositori, i relatori e i visitatori di Expo dopo avere discusso del diritto a una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta? Un pranzetto da Cracco o al Savini? Una sosta ristoratrice al Bulgari Hotel&Resort o alla Maison Moschino? Magari prima anche un happy hour in Corso Como?
Per parlare degli sprechi nel mondo a Milano sono stati spesi circa 15 miliardi di euro: gran parte per infrastrutture più o meno legate all’evento, oltre 3 miliardi per il sito espositivo e le opere connesse. Miliardi di euro spesi per parlare di sprechi! E alla fine della festa il villaggio di Expo diventerà un’enorme cattedrale nel deserto. Miliardi di euro bruciati per una fiera della vanità, per erigere una vetrina planetaria alle multinazionali (alcune hanno sborsato oltre 1 milione di euro pur di esserci) che rappresentano quel modello di sviluppo iniquo condannato dalla Carta degli intenti della stessa manifestazione.
Già, la Carta di Milano. Centinaia di esperti e pletore di ministri consegneranno al pianeta le loro illuminate riflessioni per sconfiggere le disparità e la fame nel mondo. Ma la gran parte di loro sono deputati a parlare di ingiustizie e malnutrizione al pari di una sprovveduta partecipante a un concorso di bellezza che di fronte alla solita domanda “qual è il tuo più grande desiderio?” risponde “sconfiggere la fame nel mondo”.
Le vuote parole che sentiremo nei prossimi mesi saranno pronunciate da persone a capo di imperi finanziari che vivono nel lusso e negli sprechi e da politici che inneggiano quotidianamente al Pil, ossia alla crescita economica illimitata, ma che nei giorni di Expo si affretteranno a dire che “serve un nuovo modello di sviluppo e dobbiamo rispettare la Terra”. O forse no, forse non lo diranno neppure in quei giorni. Matteo Renzi nel corso della recente kermesse “Expo delle idee” ha dichiarato senza alcun imbarazzo che Expo dovrà essere per l’Italia “un volano di crescita”.
“Vincenzo dice che sei fredda, frenetica senza pietà” cantava Alberto Fortis nella celebre Milano e Vincenzo. Milano, la città da bere, l’ex capitale morale abbattuta da tangentopoli, risorta e abbattuta di nuovo da raffiche di scandali e inchieste. La città del mattone e della finanza, di Calvi e Sindona, di Cuccia e Ligresti, dello smog, della Duomo connection degli anni Novanta e degli ‘ndranghetisti del Duemila. La città del branding, del luxury, del fashion, del marketing (continuate voi finché volete… ), insomma la città dell’effimero, città vetrina del nulla, città non più di uomini ma di manichini, parlerà al mondo di cooperazione tra differenti culture, nutrizione e sostenibilità ambientale. Sì, ciao!
Puntata precedente: L’inganno di Expo 2015 spiegato in breve
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