“Bivaccando 2?”, butta lì R., cara amica da Concorezzo (MB).
Se una volta – in Val dei Ratti (SO), circa due anni e mezzo fa – non fa una tradizione, due possono costituire interessante abitudine. La meta questa volta – inzio del dicembre 2015 – è il bivacco Legüi, su all’Alpe Piazza nella Valle del Bitto di Albaredo. Per una prima parte, il percorso ha quarti di nobiltà: dalla stazione ferroviaria di Morbegno (SO) si cerca l’attacco della Via Priula, antiquo tracciato nato per collegare Valtellina e Bergamasca, come anticamera verso la Serenissima.Ad Albaredo, siamo ad una delle porte del Parco delle Orobie Valtellinesi, con tanto di bel centro didattico-informativo. Occhio anche appena allenato può individuare i dettagli del paesaggio, tra castagneti – essenza che ha per lo più perso, ormai da tempo, il vecchio splendore – ed edifici rurali. E strutture rurali si susseguono, abbandonata la via Priula e preso il sentiero per l’Alpe Piazza: sono i maggenghi (Scöccia, Corte Grassa, Corte Grande e Cornelli) e poi gli alpeggi.
“È in ordine il bivacco?”, chiediamo al Rifugio Alpe Piazza. Un cartello (l’unico o quasi in tutto il percorso) reciterebbe stranamente “Alpe Piazzo”, ma il nome è stato poi convertito – sorta di globalizzazione topologica –, per comunanza con le Alpe Piazza dell’area. “In ordine è una parola grossa” – commentano al Rifugio i gestori – “Aperto, quello sì”.
L’utilizzo del Bivacco Legüi per scopi escursionistici è soprattutto della stagione invernale, come spiegano le guide: per scialpinisti e affini. D’estate diventa invece appoggio per i pastori: mucche e capre, a ricordarci che il formaggio Bitto, si fa col latte di due tipi.
“Ma cosa fai, accendi il camino?” – domando a R. – “Nei bivacchi mica si accende il fuoco!” Abituato alle invernali di una volta, quelle vere, con la neve e il ghiaccio in alta quota – e i bivacchi meri ricoveri di emergenza o quasi –, non posso pensare di vedere un focolare. Fuori dalla piccola struttura, in realtà una malga adattata, la neve è del resto assente, e latitano le basse temperature. Lo sguardo si sofferma così sull’eterna lotta tra pascolo e natura, con quest’ultima che vorrebbe ricolonizzare e rendere monotono il tutto con i propri arbusti: qua e là, l’affiorare del rododendro ci invita a queste riflessioni di fitosociologia spiccia. Su tutto, l’ottima esposizione: chi ha detto che il versante orobico della Valtellina è ombroso e buio?
Il dispositivo adibito a camino funziona alla bell’è meglio. In pochi minuti l’antro si riempie di fumo che neanche le ciminiere della fu Stalingrado d’Italia. Lotta coll’Alpe? Be’, in realtà con le emissioni dei tizzoni ardenti. Della serie “bagaj che fadiga stà al mund”.
Al ritorno, il giorno dopo, una breve tappa all’Alpe Piazza è d’obbligo, soprattutto per R., che deve organizzare delle attività da queste parti. Il Rifugio offre molte possibilità, tra soggiorni per gruppi con laboratori e uscite didattiche, alle settimane estive. Sovrintende la Nadia Cavallo, naturalista vecchia conoscenza, per fama, cui riesco a dare finalmente un volto.
L’itinerario di discesa può essere lo stesso dell’andata ma se avete voglia, potete prenderla alla larga e percorrere la lunga dorsale che da Baitridana porta sotto il Monte Pitalone e poi ad Arzo; interessante il tratto boschivo: le superfici forestali a betulla e pino silvestre si stan trasformando in abetaie. Facendo attenzione: il tracciato, per alcune parti, non è perfettamente segnato.
Nota a margine
La rete offre molte notizie e informazioni per visitare i luoghi descritti e salire al Bivacco Legüi e all’Alpe Piazza.
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