Tecnicamente viene definito “pollame” ed è costituito da tutte le specie avicole allevate per le uova o per le carni e, solo per oche e anatre, anche per le piume, così preziose per i marchi della moda che ancora ne fanno uso. Un impiego quest’ultimo del tutto ingiustificato: al giorno d’oggi esistono materiali tecnologici che hanno anche maggior potere isolante e non sono causa di grandi sofferenze.
Il pollo, in tutte le sue declinazioni, è l’animale più allevato e più macellato e molto probabilmente anche il più maltrattato. Probabilmente perché suscita meno empatia, quasi sempre viene allevato al chiuso e quindi è poco visibile e raramente arriva ad ottenere spazio sui media, fatta eccezione per le sapienti campagne di marketing che cercano di presentare ai consumatori narrazioni rassicuranti, che molte volte hanno superato i limiti non solo della decenza ma anche della falsità, venendo sanzionate nei tribunali.
Solo poche settimane fa l’assemblea plenaria del Parlamento Europeo ha fatto passare, a larga maggioranza, la decisione secondo la quale l’alimentazione forzata delle oche per la produzione del foie gras risulta essere compatibile con il benessere animale. Facendo insorgere, giustamente, tutte le organizzazioni che si occupano di tutelare i diritti degli animali, che ritengono la pratica dell’alimentazione forzata non solo incompatibile con il benessere delle oche, ma come un’attività classificabile come un vero e proprio maltrattamento.
Scopo dell’alimentazione forzata è quello di indurre una patologia grave nelle oche, costituita da una steatosi del fegato, che a causa dell’eccesso alimentare aumenta a dismisura di volume per l’accumulo di grasso. In Italia l’allevamento delle oche per la produzione del foie gras è vietato da qualche anno, anche se la vendita del prodotto continua a essere consentita, rappresentando l’ennesimo paradosso in tema di tutela degli animali.
Un altro record negativo riguarda le galline ovaiole, che nel nostro Paese sono circa 40 milioni, di cui quasi una metà ancora allevate in gabbia. Recentemente una ricerca condotta dall’Università di Berna su un campione di questi animali ha dimostrato, attraverso l’esecuzione di esami radiografici, che il 97% dei soggetti esaminati presentava la frattura dell’osso dello sterno e di altre ossa, con un media di almeno tre ossa rotte per animale.
La percentuale di animali con fratture risulta essere altissima e poco importa che l’indagine sia stata svolta su un campione di 150 galline, considerando che l’esito riguarda la quasi totalità degli animali indagati.
Uno studio che mostra, con risultati difficili da smentire, condizioni di allevamento irrispettose delle esigenze degli animali. Secondo i ricercatori le fratture riscontrate sono state causate da una decalcificazione delle ossa causata da un eccesso nella produzione di uova.
Ogni gallina ovaiola depone mediamente 323 uova all’anno, quasi un uovo al giorno, mentre in condizioni più rispettose delle loro esigenze questo numero così elevato non potrebbe mai essere raggiunto. La realtà è che ovunque vengano eseguiti studi indipendenti sugli allevamenti intensivi si riscontrano condizioni di maltrattamento che vanno da lieve a severo, incompatibili con un reale benessere degli animali, ma anche con una condizione di sola assenza di condizioni afflittive.
La Comunità Europea sta rivedendo in questi mesi l’intera legislazione che riguarda il benessere animale e le condizioni di allevamento e trasporto: esiste quindi una speranza, seppur flebile, che possano essere emanate direttive che portino a condizioni di allevamento diverse da quelle riscontrate nelle attuali “fabbriche” di proteine animali. Per tradurre questa speranza in realtà occorre la volontà di ritornare a condizioni di allevamento diverse e più rispettose e perché questo possa avvenire occorre che vi sia una decrescita della domanda, con un incremento dell’impiego di proteine vegetali, benefiche per il pianeta e anche per la nostra salute.
SEMPRE INFORMATI!
Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla Natura, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di rivistanatura.com
Basta inserire l’indirizzo e-mail nell’apposito modulo qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscriviti”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di Natura! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com