Non ne parla praticamente nessuno ed è molto difficile quantificarli, ma anche in Italia stanno aumentando i profughi ambientali, le persone che si spostano all’interno del Paese (quindi escludiamo coloro che se ne vanno all’estero) alla ricerca di aree non contaminate e sicure in cui vivere. Ovvero la causa principale di questi spostamenti è da ricercarsi appunto nella qualità e sicurezza ambientale delle zone in cui si sceglie di vivere.
Non solo per i terremoti
I casi più eclatanti sono sicuramente quelli legati ai vari eventi sismici che periodicamente colpiscono la penisola. Proprio in questi giorni ricorre il terzo anno dal terremoto che, tra l’agosto e l’ottobre 2016, ha devastato il centro-Italia, Marche ed Umbria in particolare.
Allora si stimarono circa 41.000 sfollati a causa dei ripetuti eventi sismici. A distanza di tre anni le pastoie burocratiche e le difficoltà legate al lavoro ed alla logistica, che di fatto hanno ridotto ai minimi termini l’auspicata ricostruzione, ha portato all’abbandono di interi comuni, con moltissime persone che di fatto si sono rifatti una vita altrove e che quindi hanno abbandonato definitivamente queste contrade. Difficile stimarne i numeri, ma da vari articoli di stampa e comunicati degli enti locali, si può valutare in almeno 10mila persone coloro i quali si sono trasferiti (scappati per la disperazione) altrove, spesso nelle aree costiere.
Uno dei luoghi più inquinati del mondo è in Italia
Esistono poi casi meno eclatanti ma per certi versi ancora più preoccupanti. È il caso della Pianura Padana, la “locomotiva” economica del Paese, nonché una delle dieci regioni più inquinate della Terra (la seconda in Europa, dopo il bacino della Rhur).
Qui, secondo recenti studi del Ministero della Salute, un residente ha una vita media ridotta di almeno un anno rispetto agli italiani che vivono in altre regioni. E ciò a causa dell’inquinamento, in particolare di quello atmosferico. A causa di ciò sempre più famiglie, ma anche singoli, si stanno trasferendo (o ci stanno provando) fuori dalla grande pianura, alla ricerca di zone con aria ed acqua non così pesantemente contaminate. I numeri di questa fuga silenziosa non sono noti ma, parlando ad eventi pubblici o in altre situazioni di incontri con la gente, sono in aumento le testimonianze che raccontano di scelte di questo tipo.
Peraltro non è facile trovare zone adeguate. E non solo per gli ovvi motivi di lavoro e di logistica (è di fatto impossibile trasferirsi con moglie e figli piccoli in lata montagna) ma proprio perché la contaminazione ambientale è ormai una questione assai più diffusa di quanto non si pensi, anche all’interno di zone da sempre ritenute “pulite”. Per esempio il Monte Amiata in Toscana o l’Alta Tuscia (la zona degli Etruschi) in alto Lazio sono zone stupende che sulla carta sembrerebbero idonee ad ospitare scelte di questo tipo.
Salvo poi scoprire che alcuni dei comuni dell’area hanno importanti problemi di contaminazione delle falde acquifere (es. da arsenico) o stanno accogliendo nuovi impianti eolici o di nuove antenne 5G.
Dove si trovano i luoghi senza eco-contaminazioni
Insomma le vere zone “Eco-contamination Free” sono merce rara e chissà che non venga in mente a qualche illuminato amministratore locale di inventarsi anche un relativo marchio di qualità. Accanto alle varie bandiere blu o arancioni, ai comuni “denuclearizzati” o a quelli “virtuosi”, potrebbe nascere così la rete dei “Borghi incontaminati”, ovvero quei luoghi liberi appunto da pesati elementi di inquinamento ambientale. Acque ed aria pulite, poche fabbriche, niente discariche, inceneritori, aeroporti o mega allevamenti zootecnici; e senza frane, pale eoliche o super-antenne a deturpare il paesaggio. Se mai nasceranno mi prenoto sin da ora per trasferirmi nel primo che avrà la volontà di dichiararsi tale. Intanto sto cominciando a censire questi luoghi per conto mio. Mi sa che il data-base che sto preparando verrà utile.
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