Sono annegate oltre 15 mila pecore che si trovavano in viaggio su una delle tante navi stalla che solcano mari e oceani: gli animali erano destinati all’Arabia Saudita ma la nave, proveniente dal Sudan, è affondata per un sovraccarico. Il cargo avrebbe dovuto imbarcare soltanto la metà degli animali, per rispettare la prevista capienza della nave, mentre per cercare di lucrare anche sui costi di trasporto il limite è stato addirittura raddoppiato.
Questo viaggio sarebbe stato comunque un inferno, anche se non si fosse concluso con l’affondamento della nave e la morte di tutte le pecore: il raddoppio del numero degli ovini presenti a bordo aveva comunque privato gli animali del minimo spazio vitale durante i lunghi giorni di navigazione, con condizioni igieniche e di temperatura davvero inaccettabili. Forse per gli animali trasportati l’affondamento ha ridotto le sofferenze, considerando una volta arrivati in Arabia Saudita sarebbero stati comunque macellati, dopo aver dovuto sopportare delle condizioni di viaggio con sofferenze che non si possono neanche immaginare. L’unica triste consolazione è rappresentata dal danno patito da chi ha spedito gli animali e dall’armatore: il valore commerciale del carico sembra superasse i 4 milioni di euro, ai quali va aggiunto il valore del cargo affondato. Una perdita economica che nessuna assicurazione vorrà risarcire, stante che è stato causata dalla cupidigia umana e che non è, di conseguenza, classificabile come incidente.
Il problema del trasporto degli animali vivi
Questo episodio è solo l’ultimo in ordine di tempo che ha visto come protagoniste le famigerate navi stalla, che portano il loro carico di animali vivi in viaggi anche di settimane, in condizioni disumane, come già era successo lo scorso anno con i cargo Elbeik e Karim Allah, solo per citare i due casi più noti degli ultimi tempi, che hanno fatto il giro delle televisioni e dei giornali di tutto il mondo. Navi rimaste per mesi in mezzo al mare, con il loro carico di esseri viventi, rispediti in Spagna dall’Arabia Saudita per ragioni sanitarie e finiti macellati sulle banchine del porto, trasformate in macelli d’emergenza.
Quello del trasporto degli animali vivi è un problema che deve essere affrontato e risolto una volta per tutte, arrivando al divieto quasi assoluto, specie quando giustificato da esclusivi motivi economici o religiosi. Nel caso della nave partita dalle coste del Sudan per arrivare nel regno Saudita la motivazione è da ricercarsi proprio nella macellazione rituale, che non prevede il preventivo stordimento degli animali. Una pratica ritenuta barbara, ma che è ancora consentita anche in molti Paesi europei come l’Italia, nonostante una sentenza della Corte di Giustizia Europea abbia finalmente stabilito che i singoli stati possano legiferare in materia, arrivando a escludere la legalità della macellazione rituale. La Corte ha infatti deciso che il valore rappresentato dalla necessità di tutela degli animali sia da considerarsi, in questo specifico caso, prevalente rispetto alla tutela delle minoranze religiose. Nonostante questa possibilità il nostro Paese non ha ancora sfruttato l’opportunità di garantire maggior tutela agli animali, che sono uccisi senza stordimento per i precetti religiosi di ebrei e musulmani.
Il problema del trasporto degli animali vivi non riguarda solo le navi stalla, che viaggiano spesso da un continente all’altro, ma anche i trasferimenti che avvengono via camion o usando la ferrovia. Da tempo le organizzazioni che si occupano di tutela degli animali dai maltrattamenti chiedono che venga consentito il trasporto di animali vivi solo in condizioni eccezionali, facendo viaggiare solo le carni, senza sottoporli a ulteriori sofferenze, giustificate quasi sempre soltanto dal profitto. Se gli animali venissero macellati vicino ai luoghi di allevamento si eviterebbe di condannarli, dopo le sofferenze e le privazioni patite negli allevamenti, a doverne subire altre.
La Comunità Europea sta rivedendo in questo periodo molte norme poste a tutela degli animali e sarebbe un cambio di rotta molto importante se queste richieste venissero accolte. Non basta infatti che il Trattato di Lisbona dichiari gli animali come senzienti se poi, nei fatti, li sottoponiamo a condizioni di vita e di trasporto crudeli.