La neve è caduta da poche ore. Il manto bianco riveste ogni cosa come un lenzuolo, attutendo anche il più piccolo rumore. La foresta sta dormendo. Conserva energie per superare la pausa invernale. Gli alberi non alimentano più le foglie; rettili, anfibi e invertebrati si nascondono nelle profondità del terreno.
Anche molti piccoli mammiferi sono in letargo mentre diversi uccelli sono partiti da tempo verso luoghi più ospitali.
Tuttavia, c’è anche chi rimane, costretto a un’esistenza difficile, al limite della sopravvivenza. Si tratta di carnivori, ungulati, roditori e diversi uccelli, autentici protagonisti del bosco invernale. Incontrarli non è facile ma fortunatamente, nelle loro peregrinazioni alla ricerca di qualcosa da mangiare, questi animali lasciano tracce.
Così, dopo una bella nevicata, non c’è niente di meglio che inforcare le ciaspole e avventurarsi sulla distesa bianca, alla ricerca dei segni lasciati nelle ore precedenti. Se il tempo volge al bello è meglio muoversi la mattina, per impedire che il calore del sole deformi troppo le impronte.
Andiamo a scoprire le tracce lasciate dagli animali che non sono andati in letargo
L’iniziazione dell’aspirante “cercatore di tracce”, però, può essere piuttosto deprimente. Le impronte sono spesso confuse, la pista si interrompe o si perde in luoghi scomodi da raggiungere. Sugli alberi, poi, non si vede anima viva, se non il volo furtivo di una cincia o una ghiandaia.
Bisogna avere pazienza e camminare con calma e silenziosamente, gettando sempre uno sguardo ben oltre il sentiero che si percorre. Non ci vorrà molto per trovare i segni del vagabondare di qualche mammifero.
Anche se possono sembrare molto simili tra loro, questi segni hanno una firma precisa.
Gli ungulati, per esempio, lasciano la caratteristica traccia del piede “fesso”, con i due zoccoli ben separati. Molto semplice distinguere il cinghiale, grazie alle evidenti dita mediane a lato dell’impronta, che invece mancano nel cervo e nel capriolo. Tra questi il primo lascia un’impronta più compatta, con zoccoli molto ravvicinati, mentre il secondo ha dita separate e sottili, un po’ come avviene per il camoscio e lo stambecco.
Una delle impronte più emozionanti da trovare è quella del lupo, un incontro sempre più comune in Appennino e in alcune località delle Alpi Occidentali. Peccato che le sue orme siano praticamente identiche a quelle del cane. Ma c’è un trucco per distinguere i segni dei due animali: il lupo procede in linea retta, con determinazione, facendo solo qualche pausa, mentre il cane scarta frequentemente a destra e a sinistra. Lo stesso si può dire per la volpe, che lascia una traccia rettilinea, nella quale sovente le impronte delle zampe posteriori si sovrappongono a quelle anteriori.
Più semplice, invece, riconoscere il passaggio della lepre che nel suo procedere a balzi lascia sul terreno l’inconfondibile sagoma a Y, dove i vertici superiori della lettera sono il segno lasciato dalle zampe posteriori, parallele e ben distanziate tra loro, mentre la stanghetta inferiore è la traccia lasciata dagli arti anteriori, posizionati uno dietro l’altro.
Non crediate però che, una volta riconosciuta la specie, sia facile seguire le piste. Alcuni mammiferi conducono manovre atte a confondere l’inseguitore che con noi uomini funzionano particolarmente bene.
Le lepri, a volte, tornano sui propri passi o fanno busche variazioni di direzione, saltando su superfici prive di neve, tronchi o cespugli, senza lasciare impronte in giro.
Lo scoiattolo è ancora più elusivo: molto spesso, quando un individuo esperto esce dalla sua tana nell’albero, percorre diversi metri sui rami o salta sugli alberi vicini prima di scendere in modo da non svelare la posizione del proprio rifugio.
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- Lupo (Canis lupis)
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