Soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, gli animali da allevamento vengono riempiti di antibiotici in quantità tali da far temere lo sviluppo di super batteri resistenti alle medicine. Il rischio concreto è che, a lungo andare, normali infezioni potranno diventare mortali perché non risponderanno più alle cure farmacologiche.
Allarme nei Paesi in via di sviluppo
Uno studio della Princeton University prevede che nei prossimi 15 anni l’uso di antibiotici negli animali aumenterà globalmente di un terzo, con punte del doppio in grandi Paesi emergenti come Cina, Brasile, India e Russia.
Secondo il co-autore della ricerca, Tim Robinson dell’International Livestock Research Institute (ILRI), “il consumo di carne, latte e uova è in forte crescita in questi Paesi; l’urbanizzazione, il crescente benessere e i cambiamenti nella dieta stanno facendo espandere in modo esponenziale gli allevamenti industriali. Questi fanno grande uso di antibiotici per tenere sotto controllo, nel breve termine, le malattie infettive. Ma l’utilizzo sistematico di antibiotici a bassi dosaggi sugli animali crea l’ambiente di cultura ottimale per la creazione di batteri resistenti che possono mettere in pericolo l’uomo, come già succede per alcuni ceppi di escherichia coli e di salmonella” ha dichiarato alla Thomson Reuters Foundation.
I cinque Paesi con il maggior incremento dell’uso di antibiotici sono il Myanmar (+205%), la Nigeria (+163%), il Peru (+160%) e il Vietnam (+157%).
di Luca Serafini
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