Sempre più a rischio la sopravvivenza degli orsi polari. Si è al corrente del restringimento del loro areale, a causa dell’effetto serra, e della difficoltà che hanno nel procurarsi il cibo; ma ora un nuovo studio condotto dall’University of Copenaghen rivela che esiste un pericolo ancora più grande: l’inquinamento.
Nello specifico, quello provocato dai perfluorocarburi (PFC), composti a base di carbonio e fluoro utilizzati nell’industria tessile, in medicina e farmaceutica, per prodotti antincendio e oli lubrificanti. L’inquinamento sarebbe in grado di alterare le capacità cerebrali dei plantigradi.
Significa che avanti di questo passo potrebbero accusare seri problemi a livello comportamentale, predisponendo la specie all’estinzione. Il fenomeno fa da contraltare a quello già messo in evidenza qualche mese fa dagli studiosi dell’Aarhus University, in Danimarca. In questo caso i ricercatori hanno verificato che col passare degli anni, e con l’accumulo nel sangue di sostanze come i PFC, le caratteristiche sessuali degli orsi sono cambiate.
Si è infatti visto che, con la riduzione della massa ossea degli animali, anche le dimensioni degli organi riproduttivi ha subito un duro contraccolpo. Nei maschi, si è potuta notare una riduzione dell’osso penico, fondamentale per la strategia riproduttiva dei plantigradi. La ricerca si è concentrata sui dati ricavati da analisi ai raggi x di quasi trecento ossi penici di orsi nati in Canada e in Groenlandia fra il 1990 e il 2000.
I risultati non lasciano dubbi. Il pericolo è che siano già subentrate delle mutazioni genetiche tali per cui nelle successive generazioni l’anomalia anatomica potrà rappresentare la norma.
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